Una bandiera da oltre mille metri quadri, il Bolshoi illuminato in 3D con i colori della madrepatria, gli auguri degli astronauti della Iss e innumerevoli manifestazioni avrebbero segnato la ‘Giornata Russia’ di quest’anno se tutto ciò non fosse stato letteralmente oscurato da un altro evento. Nella capitale ha infatti aperto i battenti il primo ristorante post-McDonald’s, ribattezzato “Vkousno i totchka”, ovvero ‘Buono e basta’. A decine si sono affollati a caccia di panini, patatine e bevande: gli avventori hanno trovato lo stesso ambiente, gli stessi prodotti. Anche il personale con sostanzialmente la stessa uniforme di prima.
All’insegna del “tutto cambia perché nulla cambi”, nei fast food della nuova catena l’unica differenza con il passato è il logo, stampigliato nel negozio, sui bicchieri e i contenitori delle patatine, tutti identici nella forma a quelli americani. Con lo scorrere della giornata, a piazza Pushkin la fila si è via via allungata, alcuni hanno atteso ore per entrare nel ristorante fiore all’occhiello della nuova catena. E’ lo stesso fast food che aprì per la prima volta a Mosca 32 anni fa: allora l’arrivo di McDonald’s divenne presto il simbolo della nuova Russia post-sovietica che si lasciava alle spalle un passato oscurantista e aveva fissato al 12 giugno la sua festa nazionale.
L’arrivo di ‘Vkousno i totchka’ per alcuni è il simbolo del “passo indietro” russo. Oggi nella capitale hanno aperto 15 fast food, nel Paese McDonald’s ne contava 850. Con lo scoppio della guerra la catena americana ha chiuso le attività e i ristoranti sono stati ceduti. Il novo proprietario, Alexandre Govor, ha assicurato che i 62.000 ex dipendenti di McDonald’s in Russia manterranno il loro posto di lavoro e ha annunciato l’apertura nel complesso di mille ristoranti entro i prossimi 5-6 anni. Il gruppo porterà avanti una politica di adattamento dei gusti alle esigenze delle varie aeree del Paese. La stessa politica di McDonald’s nel mondo.
La catena americana si è ritirata dal Paese a marzo, parlando “dell’imprevedibilità degli eventi causati della crisi umanitaria scaturita dalla guerra in Ucraina”. Nel contratto di cessione dei ristoranti ha però ottenuto una clausola di ‘recesso’, che consente di riacquisire l’intero business entro i prossimi 15 anni a prezzi di mercato. Il colosso americano ha investito in Russia 2 miliardi e mezzo di dollari, l’indotto del settore occupa 10 0mila persone. A turbare la tranquilla domenica di festa dei moscoviti, il gesto di denuncia di anonimi presto rilanciato dai media ucraini: davanti al ministero della Difesa qualcuno ha appeso uno striscione contro la guerra, “Oggi non è il mio giorno”.