CATANIA – Un presunto gruppo criminale che sfruttava la prostituzione di giovane donne, prevalentemente straniere, è stato sgominato dalla polizia che sta eseguendo un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Caltagirone. Secondo l’accusa il gruppo avrebbe avuto ramificazioni anche in altre regioni italiane. L’operazione, denominata “Sex indoor”, ha portato anche alla chiusura di quattro case in cui si esercitava la prostituzione.
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Otto le persone arrestate: due sono finite in carcere e sei ai domiciliari. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione per delinquere, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Secondo la Procura di Caltagirone le indagini della polizia, con intercettazioni telefoniche ed ambientali, hanno evidenziato la presenza nel Calatino di un’organizzazione, stabile, ben rodata, e con specifica ripartizione dei ruoli, in grado di reclutare donne, per lo più straniere, e transessuali da destinare al mercato della prostituzione. Il gruppo poteva garantire la loro presenza in immobili a Caltagirone di proprietà dei due capi e promotori dell’organizzazione e curare l’assistenza logistica, il trasporto e la pubblicità dell’attività con annunci su siti di incontri”. Ad alcuni degli arrestati sono contestati anche la cessione di stupefacenti, la fabbricazione artigianale di armi, il riciclaggio di denaro e truffe ai danni di compagnie telefoniche e assicurative. Ruolo di spicco nell’associazione è ricoperto da uomo, indagato anche per estorsione, coadiuvato nell’attività criminosa dalla compagna e dal fratello che sarebbe l’anello di collegamento con la criminalità catanese.
Secondo un collaudato sistema di rotazione donne e transessuali giungevano a Caltagirone dove ‘lavoravano’ per una-due settimane in quattro immobili di proprietà dei due fratelli per poi essere destinate all’attività di meretricio gestita in altri territori, anche al di fuori dalla Sicilia. Nel gruppo c’era anche chi eseguiva servizi di trasferimento da un luogo all’altro delle prostitute e chi si occupava del reclutamento di “colleghe” e delle inserzioni pubblicitarie su siti di incontri, richiedendo come pagamento delle ricariche poste-pay. Il volume d’affari è stimato in circa 130mila euro annui e, su richiesta della Procura di Caltagirone, il Gip ha disposto anche il sequestro preventivo di 4 immobili di proprietà degli indagati nonché il sequestro di altri beni per un valore corrispondente al profitto del reato.