Truffa bonus edilizi, un arresto a Modica

Falsa attestazione di lavori mai eseguiti: sequestro per 3,5 mln VIDEO

Una misura cautelare in carcere e cinque persone indagate per avere commercializzato in concorso oltre 3,5 milioni di euro di facili crediti d’imposta relativi al regime del “Sisma bonus”. E’ l’esito del provvedimento emesso stamane dal Gip presso il Tribunale di Ragusa. I bonus erano stati creati per interventi di recupero/restauro di edifici inesistenti, attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti. L’accusa è di truffa aggravata e autoriciclaggio. Tramite i dati estratti alla piattaforma “Cessioni crediti” dell’agenzia delle Entrate e dopo un’approfondita analisi bancaria, i finanzieri del comando provinciale di Ragusa, coordinati dal colonnello Giorgio Salerno, dal Maggiore Davide Di Giovanni e dal capitano della Tenenza di Modica, Francesco Sozzo, hanno portato alla luce il complesso meccanismo fraudolento con il quale è stata perpetrata la truffa al bilancio dello Stato.[fvplayer src=”https://vimeo.com/719117110″]

Sequestrati 3,5 milioni di euro, otto immobili e otto autovetture. In carcere l’imprenditore modicano R.G.F. operante nel settore della costruzione di edifici residenziali. La società facente capo all’indagato, ha acquistato i crediti d’imposta generati da fittizi lavori mediante l’operazione “sconto in fattura”, in proprietà di altre persone fisiche all’oscuro di tali operazioni. L’indagine è partita grazie a una denuncia di una ignara proprietaria di un immobile che si è vista recapitare una fattura di lavori in realtà mai commissionati e quindi mai eseguiti.

“L’imprenditore è stato favorito grazie alle falle del sistema normativo – ha commentato il procuratore della Repubblica di Ragusa, Fabio D’Anna -. Una volta creati, attraverso la falsa attestazione di lavori mai eseguiti, i crediti fittizi sono stati oggetto di ripetute cessioni a terzi per consentire la monetizzazione presso intermediari finanziari del bonus e la successiva dispersione del profitto”. In tal modo, secondo l’accusa, gli indagati si sono assicurati i proventi illeciti che sono stati in gran parte autoriciclati per fare perdere ogni traccia. Il Gip ha disposto il sequestro delle quote societarie, beni, disponibilità finanziarie degli indagati e il blocco sul portale dell’Agenzia delle Entrate dei crediti compensabili nei cassetti fiscali e riconducibili a 8 imprese (con sede in provincia di Pistoia, Roma, Milano, una a Cassino, una a Brescia, una a Cosenza).

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