CATANIA – E’ arrivato nella cattedrale di Catania accolto da un applauso e da un volo di palloncini bianchi il feretro della piccola Elena Del Pozzo, la bimba di 5 anni uccisa dalla madre Martina Patti, che ha confessato il delitto e si trova in carcere. Ad attendere il carro funebre circa trecento persone e sul sagrato una decina tra corone e cuscini di rose bianche, gialle, rosa e arancione. Ci sono anche due cuscini con le scritte ‘Le mamme di Hakuna Matata’, la scuola che frequentava la bimba, e ‘le maestre’.
Ad accompagnare il feretro in lacrime il padre Alessandro, il nonno Giovanni, la zia Martina Vanessa e la nonna Rosaria Testa. Piazza Duomo e le aree intorno sono transennate e la zona è presidiata da polizia, esercito e protezione civile. Le esequie sono vietate a telecamere e macchine fotografiche per disposizione del questore.
L’entrata nella cattedrale della piccola bara bianca con sopra fiori bianchi è stata accolta da un lungo applauso delle persone che si sono alzate in piedi. A officiare il rito funebre l’arcivescovo metropolita di Catania Luigi Renna, che ha pregato appoggiando la mano sulla piccola bara. Nella cattedrale catanese, che è piena di gente comune, anche in piedi, c’è il sindaco di Mascalucia Vincenzo Magra.
“Tutti noi, come giudici, siamo pronti a lapidare sempre qualcuno che ha sbagliato – dice Renna nella sua omelia -. Ho letto su un muro della città una frase che chiedeva riposo eterno per Elena e tormento eterno per la sua mamma. Non credo che la piccola Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino”. Davanti l’altare sulla bara bianca c’è una foto di Elena. Il nonno materno della bimba ha portato un palloncino con un personaggio dei cartoni animati.
Prima della Funzione Renna ha abbracciato i familiari di Elena e il padre Alessandro Del Pozzo in chiesa con la nuova compagna. L’arcivescovo, che ha aperto l’omelia con un brano del Vangelo secondo Marco, ha esortato i genitori a “non insegnare la violenza delle parole ai figli, né sui social, né sui nostri muri già abbastanza sporchi. Perché un bambino non è capace di concepire vendette, sedie elettriche, patiboli mediatici e, se impara queste cose, le impara da noi. Sforziamoci di seminare ciò che Cristo e ogni uomo di buona volontà spargono con abbondanza: misericordia, pietà, giustizia, dialogo, prevenzione d’ogni violenza. Solo così non ci saranno più funerali com’è questo”.
Citando le parole di un pedagogista polacco, Janusz Korczak, morto nel campo di concentramento di Treblinka con i bambini orfani che aveva raccolto nel ghetto di Varsavia, monsignor Renna ha invitato gli adulti ad alzarsi “sulle punte dei piedi, per stare all’altezza dei bambini. Quando non mettiamo al centro i piccoli, perdiamo il metro per giudicare ciò che è importante. Ed ecco bambini contesi, barattati nella loro dignità e nei loro diritti, resi ostaggio dalla nostra incapacità d’amare. Basta con queste violenze. I figli sono ‘pezzi di cuore’, come si dice popolarmente. Ferire un bambino è la cosa più terribile che possa accadere a una mamma, a un papà, a un adulto. Cari adulti tenete fuori i bimbi dai vostri conflitti. Ci sono altre strade da percorrere, molto più sicure per la gioia di tutti, per vedere ritornare il sorriso sul volto dei piccoli: il dialogo, il perdono, l’umiltà di chi vuol riparare, saper uscire in punta di piedi dalla vita dell’altro, con rispetto e con la mitezza”.
Nove lunghi e scroscianti applausi della gente si sono succeduti prima, durante e dopo l’omelia. “Al tuo arrivo ti accolga la santa martire Agata, e tutti gli angeli, angelo tra gli angeli”, ha detto Renna al termine della funzione religiosa. “Piccola Elena, veglia su di noi adulti, perché nessuno ferisca più alcun bambino, perché non dimentichiamo che il dono più bello che riceviamo da Dio, è quello dei piccoli: ‘Ecco, dono del Signore sono i figli, sua grazia il frutto del grembo'”, ha aggiunto il vescovo citando il salmo 127. “E se un domani ci dovessero essere altre vittime come la nostra piccola Elena, sarà perché qualcuno avrà seminato nel campo di Dio la gramigna dell’ odio, della vendetta, della rabbia, della irrazionalità. Sforziamoci di seminare ciò che Cristo e ogni uomo animato da buona volontà spargono con abbondanza: misericordia, pietà, giustizia, dialogo, prevenzione di ogni forma violenza. Solo così non ci saranno più funerali com’è questo. Che la Vergine Santa e Sant’Agata prendano per mano la piccola Elena e preghino per tutti noi adulti, perché sappiamo allungarci, alzarci sulle punte dei piedi, per stare all’altezza dei bambini”. Alla fine della cerimonia fuori dalla cattedrale la gente ha grida il nome della bambina, ma anche “Vergogna vergogna”.