Ancora polemiche attorno al cantante catanese Niko Pandetta. In una lettera indirizzata alla prefettura e alla questura l’associazione Caponnetto ha chiesto di bloccare il concerto in programma a Pietracatella, in Molise. Il discusso trapper si è fatto conoscere anche fuori dalla Sicilia perché nei suoi testi inneggiava allo zio ergastolano per reati di mafia. “Messaggio diseducativo e perverso, getta enormi ombre su tutto il territorio”, scrive l’associazione.
Pandetta, noto per aver affermato che la mafia non esiste, è il nipote del boss catanese Turi Cappello, sottoposto al 41 bis dal 1993. A lui ha dedicato i suoi brani durante i concerti. Per questo è finito sotto inchiesta, con l’accusa di istigazione a delinquere. Il giudice però alla fine ha archiviato, definendo il comportamento di Pandetta “subcultura”, e non reato.
“Riteniamo – ha detto comunque l’associazione – non sia accettabile dare questa l’immagine del Molise. Invitare un ‘artista’ che dedica una canzone a un esponente di spicco della criminalità organizzata, di certo, non può essere ignorato”. A nulla in questo caso è servito il pentimento manifestato dopo le accuse dal trapper catanese.