CATANIA – Avrebbe ucciso per vendicarsi dell’ospedale che lo aveva trasferito di reparto, spostamento che aveva ritenuto una regressione nella professione. Vincenzo Villani Conti, l’infermiere del Cannizzaro di Catania arrestato ieri per omicidio premeditato pluriaggravato di due pazienti, agì tra il 2020 e il 2021, con una massiccia somministrazione di diazepan. Il movente del delitto – le vittime sarebbero state scelte casualmente – emerge dalla misura cautelare emessa dal gip di Catania. Le vittime sono due donne, un’ultrasessantenne e una di 80 anni, che morirono a una distanza di un mese e 14 giorni l’una dall’altra: una il 2 dicembre del 2020, l’altra il 16 gennaio del 2021 e tutti e due i decessi sarebbero avvenuti dopo il turno lavorativo notturno dell’infermiere.
La consulenza medico-legale e le analisi tossicologiche eseguite dopo la riesumazione dei cadaveri hanno infatti permesso di accertare che il decesso delle due persone fosse avvenuto dopo il turno notturno svolto dall’indagato, che nelle cartelle cliniche di questi pazienti non risultasse indicata la prescrizione dei segnalati farmaci, proprio perché del tutto controindicati rispetto alle patologie sofferte dai medesimi e, infine, come sui cadaveri, pur a distanza di diversi mesi dalla morte, fossero presenti tracce significative di tali farmaci.
Le indagini sarebbero partite delle denunce di due psicologi che avevano in cura l’uomo e che, dopo aver raccolto le sue “confidenze”, hanno avuto dei sospetti che fosse accaduto qualcosa di grave, e raccontato tutto in Procura. Hanno detto che l’infermiere avrebbe riferito loro di essere “mosso da uno stato di preoccupante distacco emotivo maturato nei confronti dei pazienti a causa del comportamento vessatorio dei superiori.
Secondo la Procura, “l’azione criminosa è stata accuratamente progettata” in tutte le fasi: avrebbe preso i farmaci nonostante non vi fosse una prescrizione medica, li avrebbe inoculati, non avrebbe indicato di aver compiuto l’inoculazione nelle cartelle cliniche e avrebbe parlato dei due decessi ai suoi psicologi. Inoltre, nella farmacia dell’ospedale non c’è un sistema di tracciabilità dei farmaci, cosa di cui l’infermiere era a conoscenza e perciò l’indagato li avrebbe potuti sottrarre facilmente. L’infermiere avrebbe agito indisturbato durante il turno di notte. Oltre che i futili motivi, la Procura gli contesta anche la premeditazione perché avrebbe dapprima sottratto i due farmaci da un armadietto della sala infermieri del reparto. L’infermiere avrebbe inoculato i farmaci con un dosaggio da due a cinque volte superiore alle dosi indicate.
“Sia nei campioni biologici dei due pazienti i dati relativi al Midazolam e al Diazepam sono compatibili con una somministrazione delle sostanze avvenuta pressoché contemporaneamente, determinando un aumento reciproco degli effetti tossici sull’apparato respiratorio. Considerando le condizioni cliniche delle due pazienti, la grave compromissione della loro funzione respiratoria avrebbe dovuto costituire – ex se – una controindicazione specifica alla somministrazione”, scrive la Procura.
In una nota la direzione dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania precisa che, “acquisita la notizia della misura cautelare disposta dal giudice, con delibera del direttore generale il dipendente è stato immediatamente sospeso dal servizio ed è stato altresì avviato il procedimento disciplinare previsto dalla normativa”. “Con riferimento ai gravi reati contestati all’infermiere – continua la nota – l’Azienda Ospedaliera Cannizzaro ha fattivamente collaborato sin dall’inizio con l’autorità giudiziaria, trasmettendo tempestivamente la documentazione sanitaria e ogni altro elemento richiesto dagli organi inquirenti. L’Azienda Ospedaliera resta a disposizione dell’autorità giudiziaria per ogni altra informazione utile all’accertamento dei fatti. Al personale infermieristico, medico e sanitario nel suo complesso, l’Azienda rinnova la sua riconoscenza per l’operato quotidianamente svolto nell’assistenza al malato”.
Sulla vicenda è intervenuto anche l’assessore regionale alla Sanità, Ruggero Razza. “Ho chiesto al direttore generale una relazione – ha dichiarato l’assessore -. Con l’ispezione che ho disposto voglio comprendere il motivo per cui questo infermiere era stato trasferito da due reparti. La magistratura farà il suo corso, ma l’attività ispettiva dell’amministrazione è capire se questi trasferimenti dovevano fare scattare un alert e se a seguito di quell’alert dovevano essere assunti provvedimenti”. “Se la Regione si è costituita parte civile contro di me (Razza è stato rinviato a giudizio nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Palermo sulla presunta falsificazione dei dati Covid), a maggior ragione si costituirà parte civile contro chi è accusato di aver fatto due morti”, ha concluso.