CATANIA – “E’ risuonato spesso un ritornello in questi giorni: ‘Si ritorna alla normalità!’. Miei cari, saremmo poco saggi se tornassimo alla vita di prima, anche a questa bella festa, senza aver fatto prima tesoro di quello che abbiamo imparato in questi due anni di pandemia”. Nel giorno dei festeggiamenti estivi per Sant’Agata, patrona di Catania, l’arcivescovo Luigi Renna ha lanciato il suo messaggio ai fedeli nel corso di una lunga omelia. “In questi due anni la nostra Sant’Agata ha pregato per la nostra città – ha aggiunto dopo aver citato la peste ne “I promessi sposi” -, a lei ci siamo affidati nei momenti più bui, ma sono convinto che la nostra celeste patrona sta pregando ancora di più oggi per la sua Catania e per i devoti di tutto il mondo, perché il ritorno alla cosiddetta normalità sia vissuto con la saggezza di chi impara dal dolore e dalla sofferenza, propria e altrui”.
E ancora: “Preghiamo perché il virus non faccia più vittime – invita l’arcivescovo di Catania – e apriamo gli occhi su quei mali che permangono e fanno vittime più numerose di quelle che ha ucciso il Covid. Permettete che mi soffermi su uno di questi virus, proprio della città di sant’ Agata: la fragilità di ragazzi e ragazze, della stessa età della nostra Santa, che non vengono curati dai genitori. Come? Voi mi direte che non fate mancare loro da mangiare, da vestire e anche qualche divertimento. Forse anche il telefonino, che permettete, non può essere usato responsabilmente a meno di quattordici anni. Ed ecco ragazzi che diventano genitori senza averne la maturità per farlo; ecco ragazzi che abbandonano la scuola e passano tutta la giornata a fare niente, senza prepararsi al futuro. E i genitori non si preoccupano molto della cura di questi figli, a volte perché hanno tanti problemi che li distolgono da questo impegno. Ma anche i poveri devono avere cura che i loro figli abbiamo un futuro migliore: i nostri genitori avevano forse solo la quinta elementare, ma ci hanno tenuto a mandarci a scuola, anche se qualche giorno eravamo svogliati, per farci il dono di un futuro da persone libere”.
“Tu, caro devoto – osserva l’arcivescovo di Catania – hai portato a Sant’ Agata il tuo bambino vestito con il sacco, e hai fatto una cosa bellissima! Ma mi chiedo se fra qualche settimana gli metterai il grembiule scolastico e gli darai lo zaino con i libri, dicendogli: ‘Da oggi si va a scuola, perché con lo studio potrai realizzare le cose più belle della tua vita, deciderai chi vorrai essere! Se non andrai a scuola, altri decideranno per te!’ Chi mette il sacco di Sant’ Agata ai propri figli è un devoto, ma – rileva mons. Renna – se poi lo accompagna a scuola, se ci tiene che cresca con la stessa bellezza del cuore che ha avuto Sant’ Agata, è un vero devoto!”.
“E voi, devoti delle candelore, voi dei comitati e di associazioni che si fregiano del nome di sant’ Agata – esorta l’arcivescovo metropolita di Catania – rendetevi conto che la vostra devozione non potrà essere vera se si perderà su questioni di apparenza, di primi posti, di protagonismi; voi sarete degni del nome della nostra Santa se, imparando dalla pandemia e illuminati dal Vangelo, comincerete a preoccuparvi dei problemi della vostra città, che rimangono tali e quali anche dopo una bella festa se non cambiamo il nostro cuore alla scuola di Sant’ Agata! Se non avremo tutti imparato che la solidarietà é la maniera di vivere la carità cristiana in una società e trasformarla – chiosa mons. Renna – non avremo fatto tesoro di quel tempo in cui abbiamo sperimentato che “siamo tutti sulla stessa barca!”
I festeggiamenti dedicati alla patrona sono cominciati poco dopo le 8 con l’apertura del sacello in una cattedrale gremita di fedeli, molti dei quali hanno fatto l’alba pur di avere un posto in prima fila a ridosso dell’enorme cancellata. Ad accogliere la santa l’arcivescovo e l’assessore Pippo Arcidiacono in rappresentanza del Comune di Catania, per celebrare l’896° anniversario del ritorno delle reliquie da Costantinopoli a Catania.
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Attesissima la processione. Il busto reliquiario è stato portato a spalla e da piazza Duomo passando per Porta Uzeda, quindi via Dusmet e via Porticello, piazza San Placido dove ad attendere la santa c’erano i disabili e la corale Tovini, poi si è proseguiti per via Vittorio Emanuele e nella gremita piazza Duomo sino al rientro in Cattedrale.
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