Dopo polemiche e accuse per la rottura dell’alleanza, il duello in Sicilia tra Pd e M5s dal piano politico si potrebbe spostare su quello giudiziario, a colpi di carte bollate. Il segretario regionale Dem, Anthony Barbagallo, spiega di avere “dato mandato ai legali” del partito “di verificare la candidabilità di Nuccio di Di Paola e la fondatezza di una causa civile per chiedere il risarcimento dei danni che abbiamo subito da chi non ha rispettato le regole che c’eravamo dati”. La colpa dei 5stelle, secondo il Pd, è di “avere violato gli accordi presi” per le primarie, celebrate il 23 luglio, per la scelta del candidato alla presidenza della Regione e di avere rotto l’alleanza a pochi giorni dalla presentazione delle liste elettorali per le regionali. “Roba da cerchio dantesco – sostiene Barbagallo in un’intervista a La Sicilia – l’ultimo dell’inferno, quello dove sono confinati i traditori”.
La ‘rottura’ dell’alleanza, secondo il leader Dem, è stato “un atto di uno squallore e di una gravità inauditi”. “Ammetto – confessa – che lo strappo di Conte mi brucia molto. E dire che, avendo cominciato a fare politica attiva da ragazzino, di giravolte ne ho viste tante. Ma mai – osserva – con la spregiudicatezza e la slealtà che abbiamo visto dai 5stelle. Prima hanno partecipato alle primarie, hanno perso e hanno riconosciuto la vittoria della Chinnici. Poi, al novantesimo minuto, sono scappati portandosi il pallone. Sul campo largo e sulle primarie ci abbiamo messo la faccia, tutti, davanti ai siciliani”. E sottolinea che “se avesse vinto Barbara Floridia (la candidata M5s alle primarie, ndr), a parità di difficoltà dei rapporti nel quadro nazionale, noi l’avremmo sostenuta”. “E invece poi Conte ha incoronato Di Paola nuovo candidato solitario – incalza Barbagallo – un quarto d’ora dopo aver annunciato la rottura dell’alleanza. Conte ha rotto spudoratamente un patto politico sottoscritto. Ma ha anche violato un’obbligazione giuridica.
Il M5s, scegliendo di partecipare alle primarie – è la tesi del Pd – aveva sottoscritto l’impegno di sostenere il vincitore. E ora, invece, propone Di Paola, “un candidato illegittimo rispetto a un accordo firmato. Ma il M5s non ci sta a passare come “traditore”. E contrattacca. “Mi chiedo cosa abbia di democratico il Pd: pensa di potere fermare l’azione politica del M5s minacciando un’azione legale nei nostri confronti a dir poco rocambolesca. Pensa di intimorirci brandendo il tema della giustizia?”, replica Nuccio Di Paola. “Con questo atteggiamento – aggiunge – il Pd conferma l’approccio burocratico che ha avuto fin dall’inizio”. “Noi avevamo presentato nove punti di programma a Caterina Chinnici – afferma Di Paola – Subito dopo ricevetti le proposte avanzate da Claudio Fava per i Centopassi. Dal Pd invece zero assoluto, nulla. Si limitarono a dire, nell’incontro con Chinnici, che per loro andava bene la sintesi fatta dalla candidata. Tra l’altro su due punti, per noi dirimenti, la risposta fu blanda e mi riferisco alla riforma delle Asp per togliere di mano le nomine alla politica e la revoca della gara per i termovalorizzatori”. Per Di Paola “la verità è una: avevamo visioni differenti, per cui l’alleanza non poteva esserci. Noi continueremo a parlare di politica, loro facciano quel che vogliono”.