RAVANUSA – “Vogliamo le nostre case”, “No alla demolizione selvaggia”. In occasione della visita di Matteo Salvini a Ravanusa, lungo il perimetro di via Trilussa, dove l’11 dicembre scorso sono scoppiate le tubature del gas e sono morte 10 persone, gli sfollati hanno appeso manifesti e protestato. Sull’emergenza vissuta da queste persone, fa il punto l’avvocato Silvia Sazio che rappresenta molte delle famiglie evacuate: “Gli sfollati di via Trilussa continuano a stare fuori dalle loro case dopo nove mesi perché l’amministrazione non si è prodigata a rimuovere le macerie e a mettere in sicurezza gli edifici crollati e quindi revocare l’ordinanza di evacuazione”.
“Il progetto che prevede la demolizione degli edifici non sicuri, secondo una valutazione dell’ufficio tecnico di questo Comune, è un piano di lavori che non va nella direzione degli interessi degli sfollati e dei danneggiati. E’ un progetto – ha aggiunto il legale – che non piace e che rischia di fare ancora altri danni rispetto a quelli dell’esplosione. Le persone che vogliono rientrare sono almeno una trentina. C’è poi chi crede, questo gli stanno facendo credere, che a fronte di una casa semidistrutta avrà un castello. Noi confidiamo che si possa rivedere il progetto e alla luce di questa speranza abbiamo chiesto ed ottenuto, il primo settembre, un incontro in Comune con il capo dell’Ufficio tecnico perché cerchiamo un accordo. E speriamo – conclude il legale – che chi ha la casa integra, possa veramente tornare fra quelle stesse mura che li hanno protetti quella notte tragica”.
Alcuni degli sfollati di fronte a Matteo Salvini, giunto sul posto per deporre una corona di fiori, hanno continuato a ripetere: “Non fiori, ma opere di bene”. Il leader della Lega è entrato nel quadrilatero transennato, accompagnato dal sindaco di Ravanusa Carmelo D’Angelo che ha ricostruito quella “maledetta sera” e illustrando il progetto dell’amministrazione, ossia farne un’area della memoria. “Voglio solo omaggiare le vittime – ha detto il leader della Lega – e ringraziare la comunità che ha reagito subito. Ma voglio portare l’impegno dello Stato di esserci come c’è stato fin dalla prime ore con i vigili del fuoco, con la protezione civile. Non possiamo tornare indietro, ma se qualcuno ha sbagliato è evidente, deve pagare, anche se i morti non tornano indietro”. “Lungo il percorso ho ritenuto mio dovere civico fermarmi a ricordare e a ringraziare la comunità – ha aggiunto Salvini – l’impegno è quello di dare tutto il sostegno possibile sia a livello regionale che nazionale, di rendere fruibile prima possibile, per la memoria, quest’area e di ricostruire tutto quello che può essere ricostruito e metterlo in sicurezza. Poi ripeto, i morti ci sono stati per l’incapacità e l’imperizia di qualcuno ed è quindi giusto che la giustizia dia un nome e cognome ai responsabili di questa strage”.