I finanzieri del comando provinciale di Enna, coordinati dalla Procura, hanno scoperto un vasto giro di riciclaggio, per oltre 2 milioni di euro, che ha visto coinvolti diversi imprenditori della zona dei Nebrodi, ma stabilmente operanti sul territorio della provincia ennese nei settori agricolo e zootecnico. I fatti sono l’epilogo dell’operazione “Coda di volpe”, condotta nei giorni scorsi dalle Fiamme Gialle con l’esecuzione di un provvedimento di sequestro di beni al termine di un’indagine, durata oltre due anni, a contrasto delle frodi nel settore dei fondi dell’Unione europea elargiti in favore dell’agricoltura.[fvplayer id=”173″]
Sono complessivamente 12 gli imprenditori indagati, ai quali sono stati contestati, a vario titolo, i reati di riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le indagini hanno accertato come l’acquisto di vasti fondi agricoli sia avvenuto, ufficialmente da parte di alcuni imprenditori compiacenti, attraverso il reinvestimento dei proventi illeciti originati da truffe ai danni dello Stato e dell’Unione europea perpetrate da famiglie di agricoltori vicini ad ambienti criminali.
Decisivo si è rivelato il contributo fornito agli agricoltori autori delle truffe da altri indagati, i quali si sono prestati a ricevere sui propri conti i proventi illeciti per poi destinarli agli investitori, così determinando un ulteriore filtro per impedire di risalire alla provenienza del denaro e agli effettivi beneficiari di tali investimenti. Un altro degli espedienti utilizzati dagli indagati era quello di evitare, una volta sottoscritto il contratto preliminare ed essere entrati in possesso del terreno, di formalizzare con atto pubblico la compravendita, con ciò lasciando il fondo agricolo formalmente di proprietà del venditore, che, incassato il corrispettivo e temendo il carisma criminale delle persone coinvolte, ‘tralasciava’ la definizione del contratto.
Espedienti, tuttavia, che non hanno impedito ai finanzieri di ricostruire, anche attraverso accurate indagini bancarie, le operazioni eseguite, individuare i fondi agricoli interessati e identificare gli autori dei reati, giungendo al sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 700.000 euro.