PALERMO – E’ a macchia di leopardo la ricerca sul voto fatta dal segretario regionale siciliano del Pd, Anthony Barbagallo, durante la direzione del partito a Palermo: “L’analisi del voto non può non partire dalle nostre aspettative che sono state deluse, il Pd non cresce come avremmo voluto, ma con buona pace dei tifosi dell’apocalisse, non collassa. I numeri ufficializzano la sconfitta, è chiaro, ma testimoniano che il Pd resta in piedi e viene individuato come la forza più credibile contro la destra. In Sicilia, alle regionali come alle politiche, otteniamo gli stessi seggi del 2018. Il M5s invece rispetto alle politiche dimezza il consenso”.
“Alle politiche cresciamo di uno 0.2 e mandiamo a Roma lo stesso numero di eletti. Alle regionali prendiamo più voti delle politiche (nelle previsioni iniziali era il contrario) e cresciamo nelle province di Siracusa, Trapani, Enna, Agrigento, Palermo e Caltanissetta, riusciamo a mantenere invariata la pattuglia di 11 deputati; fa male Caltanissetta nonostante il maggior numero di voti è l’unica federazione che resta all’asciutto”, aggiunge il segretario del Pd.
Per Barbagallo “la sfida per i parlamentari nazionali eletti è quella di tenere alta la voce del Mezzogiorno e della Sicilia, quella di far sentire i nostri temi centrali nell’agenda. Con alcune parole d’ordine: giustizia sociale, salario minimo, transizione ecologica ed energetica, infrastrutture, Pnrr, assunzioni nella pubblica amministrazione e soluzioni per il caro bollette. Dobbiamo tornare a essere immediatamente riconoscibili e parlare al popolo, di questo è fatta la politica, respingendo ogni tentazione populistica ma tornando ad essere popolari, tornando ad interpretare i bisogni, le paure e le quotidiane difficoltà delle persone. Soprattutto di quelle più fragili. Ripartiamo in Assemblea regionale siciliana da quello che abbiamo fatto in questi anni: dalla nostra apprezzata opposizione. E dalle nostre battaglie su legalità parità salariale, doppia preferenza di genere, divieto cambia casacca, accorpamento beni culturali e turismo”.
La relazione di Barbagallo ha incassato 75 voti favorevoli. Quattordici sono stati invece i pollici in giù e un astenuto. La larga platea di voti favorevoli suona come una fiducia a Barbagallo, che rimane in sella per traghettare il partito verso il congresso. Nel documento è stato acquisito anche l’ordine del giorno che contiene la proposta di Antonello Cracolici, deputato del Pd all’Ars, sulla necessità di ritenere la fase congressuale siciliana agganciata a quella nazionale, con i tempi e i modi che saranno decisi successivamente. In questo modo, è stato smorzato l’ordine del giorno firmato da Giuseppe Lupo, Carmelo Miceli, Antonio Rubino, Teresa Piccione, Rino La Placa, Fausto Raciti e Teodoro La Monica, in cui si chiedeva la convocazione del congresso regionale del Pd siciliano, entro il 2022. Con il via libera al documento del segretario, l’odg non è stato discusso.