Il leader di sinistra, Luiz Inácio Lula da Silva, ha vinto il ballottaggio ed é stato eletto presidente del Brasile per la terza volta. Lula ha battuto l’attuale capo dello Stato, Jair Bolsonaro, il primo presidente che ha fallito nel suo tentativo di rielezione. “Hanno cercato di seppellirmi vivo, ma sono risorto”, ha detto Lula dopo anni di grandi traversie giudiziarie, carcere compreso. Il tribunale superiore elettorale ha ufficializzato la vittoria, col 98,86% del totale delle sezioni scrutinate, Lula ha ottenuto il 50,83% dei voti (59.596.247), contro il 49,17% di Bolsonaro (57.675.427).
Bolsonaro non ha accettato per ora la vittoria di Lula. Persone vicine al candidato sconfitto hanno ammesso in dichiarazioni ai media che “non c’è il clima per contestare il successo di Lula”. Mauro Cesar Cid, stretto collaboratore di Bolsonaro, ha avvertito i ministri del governo che cercavano di entrare in contatto con il capo dello Stato sconfitto, che l’interessato “era andato a dormire”. A riprova di questo i giornalisti hanno potuto constatare che le luci nel Palazzo della Alvorada a Brasilia sono state chiuse alle 22,06.
Il quotidiano Folha de Sao Paulo ha osservato che la vittoria di Lula rappresenta un evento senza precedenti nella storia delle elezioni presidenziali in Brasile dal ritorno della democrazia, e cioè che Bolsonaro è il primo presidente che non è riuscito a farsi rieleggere. Lo aveva invece ottenuto nel 1997 Fernando Henrique Cardoso, e successivamente lo stesso Lula, nel 2006, e Dilma Rousseff (nel 2014). Il giornale conclude avvertendo che, pur sconfitto, “il presidente Bolsonaro esce rafforzato e e può essere già automaticamente considerato un precandidato a succedere a Lula nel 2026, visto il consolidarsi del bolsonarismo in tutto il Paese”.
Lula, il presidente operaio, ha espresso preoccupazione per il fatto che Bolsonaro, non abbia ancora riconosciuto la sconfitta. “Sono per metà felice e per metà preoccupato: ho bisogno di sapere se il presidente che abbiamo sconfitto consentirà la transizione. In qualsiasi parte del mondo il presidente sconfitto avrebbe telefonato” al vincitore, ha detto Lula nella notte parlando a migliaia di sostenitori riuniti sulla Avenida Paulista, il viale più importante della megalopoli di San Paolo.
Caroselli di auto e moto, grida dalle finestre degli appartamenti, suoni di clacson e bandiere al vento hanno riempito le strade delle principali città. Da una parte i sostenitori dell’ex sindacalista, in lacrime di gioia, dall’altra il silenzio di delusione dei fan di Jair Bolsonaro. In una nazione spaccata a metà, le elezioni più polarizzate della storia del Paese si riflettono negli umori dei suoi cittadini, divisi da opposte tifoserie come in una finale della nazionale di calcio. A Rio de Janeiro, la seconda metropoli più grande del gigante sudamericano, gli elettori in festa si sono riversati sulla spiaggia, inondando con la loro allegria il quartiere di Copacabana. Mentre anche dalle ‘favelas’ sui morros (colline) partono fuochi di artificio a illuminare il cielo carioca.