Era palermitano il comandante dei carabinieri Doriano Furceri, 58 anni, ucciso nella caserma di Asso, in provincia di Como, da un collega brigadiere, Antonio Milia, rimasto barricato nell’edificio dal pomeriggio di ieri fino al blitz scattato all’alba con l’irruzione dei reparti speciali dopo una notte di trattative infruttuose. Per quasi dodici ore un mediatore dell’Arma ha infatti cercato invano di convincere ad arrendersi il brigadiere, asserragliato dietro la porta blindata. Furceri era già morto probabilmente alle 17.30 di ieri, dopo che Milia gli aveva sparato con la pistola d’ordinanza. Arrestato, il brigadiere è accusato di omicidio.
Furceri pare che non volesse riammettere in servizio il collega, dopo una lunga sospensione per motivi psichiatrici. Secondo quanto emerge da indiscrezioni, sarebbe stata questa la causa scatenante che ha portato il brigadiere ad avere una discussione con il suo superiore fino a ucciderlo. Milia era stato allontanato proprio in concomitanza con l’arrivo ad Asso di Furceri nel febbraio scorso, gli era anche stata tolta la pistola di ordinanza. Fino alle scorse settimane, quando l’assassino ha ottenuto il via libera al reintegro in servizio senza alcuna limitazione.
Ma il luogotenente Furceri non lo riteneva in condizioni tali da poter tornare al lavoro, così l’aveva messo forzatamente in ferie. Da qui, molto probabilmente, gli attriti e la discussione sfociata nell’omicidio. Furceri, sposato e con tre figli, prima di approdare nella caserma comasca, aveva comandato la stazione dei carabinieri di Bellano, sul lago di Lecco, per 17 anni. Poi il trasferimento avvenuto in seguito ad alcune scritte ingiuriose comparse sui muri che facevano riferimento a presunti legami sentimentali con donne e mariti gelosi.