TORINO – E’ successo poco dopo mezzanotte. Lo sconosciuto è entrato nel campus, ha bussato a una porta dopo l’altra finché, credendo che si trattasse di qualche altro residente, una ragazza non gli ha aperto. A quel punto è scattata l’aggressione sessuale. Pare che vi sia stato anche un tentativo di strangolamento. Così, per ora, viene ricostruito quanto è successo, a Torino, nella residenza universitaria ‘Borsellino’, gestita dall’Edisu, a due passi dal Politecnico. La vittima è una studentessa di 23 anni originaria di Messina. E’ stata portata all’ospedale Sant’Anna, dove c’è un centro di soccorso specializzato, quindi alle Molinette, dove i medici hanno preferito trattenerla a scopo precauzionale.
Nel frattempo la polizia ha cominciato la caccia all’uomo. I sospetti, in base al racconto della giovane, si sono appuntati su una persona di colore. Il presidente di Edisu Piemonte, Alessandro Ciro Sciretti, è andato subito sul posto e, più tardi, ha parlato con il questore, Vincenzo Ciarambino, per fare il punto della situazione. Intanto un gruppo di psicologi che collabora con l’ente si è messo a disposizione di chi, fra i giovani, ha manifestato il desiderio di avere un po’ di sostegno. Lo sconcerto è calato sul campus come una nube tossica. “Se abbiamo paura? – dice una ragazza -. Certamente. Soprattutto perché non hanno ancora preso chi è stato”.
Il ‘Paolo Borsellino’, che accoglie studenti da ogni parte d’Italia, è una delle strutture più importanti del circuito delle residenze universitarie piemontesi. Una cittadella composta da edifici di sei e dieci piani che, in tutto, dispone di 296 camere singole, 44 doppie e 20 attrezzate per chi è portatore di disabilità. L’aggressione si è verificata al nono piano della palazzina centrale e qualcuno si chiede come sia stato possibile, con una reception attiva 24 ore su 24, che un estraneo sia riuscito a intrufolarsi in piena notte per poi mettersi a gironzolare indisturbato e, soprattutto, a far perdere le proprie tracce. C’è chi ritiene addirittura “probabile che sia uno di qui” perché “doveva conoscere la residenza per sapere come muoversi”. La ventitreenne di Messina, comunque, avrebbe dichiarato di non averlo riconosciuto. In serata è stata presa la decisione di rafforzare la vigilanza.
“Sgomento” per l’episodio è stato espresso sia dal sindaco, Stefano Lo Russo, che dal governatore del Piemonte, Alberto Cirio”. “Nessuna pietà” e “certezza della pena” per il colpevole è quanto invoca l’assessore regionale Fabrizio Ricca (Lega), che solleva il tema della sicurezza: “non possiamo e non dobbiamo considerarla un valore aggiunto meno importante rispetto alla capacità accoglienza degli studenti e all’eccellenza degli atenei”. Sulla stessa linea si pone Telefono Rosa: “Impensabile che in un luogo come una residenza universitaria una studentessa possa essere aggredita nella propria stanza, e senza alcuna possibilità di difesa”.
Il Fuan, organizzazione studentesca di destra, annuncia che organizzerà via Instagram un servizio “con cui gli studenti potranno denunciare le persone sospette viste all’interno degli spazi universitari”. Senza mezzi termini è l’intervento di Eugenio Bravo, del sindacato di polizia Siulp: “Un fatto orribile il cui responsabile non può che essere qualificato come ‘bestia’. La scarcerazione anticipata per questi atti di violenza non può annoverarsi nemmeno a titolo di rieducazione”.