LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Un barcone di 8 metri è affondato al largo di Lampedusa. A bordo 31 persone, fra cui 9 donne e un minore, che sono state soccorse. Recuperato dalla guardia costiera il cadavere di una donna originaria della Guinea. Disperso un profugo della Costa d’Avorio. La salma e tutti i 31 compagni di viaggio sono stati fatti sbarcare a molo Favarolo. Il gruppo, partito da Sfax in Tunisia il 21 ottobre, è composto da persone originarie della Guinea, Costa d’Avorio, Mali e Camerun.
Poche ore prima un altro cadavere di un migrante era stato ripescato, a diverse miglia di distanza dalla costa di Lampedusa, da una motovedetta della capitaneria di porto. Negli ultimi tre giorni davanti alle coste dell’isola ne erano stati trovati cinque. “Continuo a vederli mentre annaspano in acqua, tento di aiutarli, provo ad afferrarli prima di vederli scomparire tra le onde. Ma è tutto inutile…”: a raccontare la terribile esperienza del naufragio vissuta tre giorni fa al largo delle coste di Lampedusa è un ragazzo di 22 anni, originario della Costa d’Avorio. Era su un barchino partito dalle coste tunisine con 26 migranti, solo in 22 sono riusciti a raggiungere Lampedusa; gli altri quattro, tre uomini e una donna, sono affogati davanti ai suoi occhi.
Una scena che adesso lo perseguita. Il giovane ivoriano, ancora sotto choc, è uno degli ospiti dell’hotspot dell’isola. A garantirgli supporto psicologico, fra i padiglioni della struttura, il team di Medici senza frontiere, composto dal referente medico Marina Castellano, dalla psicologa Carmen Ventura e dalla mediatrice culturale Fella Boudjemai che è di origini algerine. “Le storie sono tantissime, tutte drammatiche – spiega Marina Castellano, mentre è in partenza da Lampedusa per tornare a Roccella Jonica, altro fronte dell’immigrazione -. Sia il giovane della Costa d’Avorio che un altro ragazzo che era sul barcone che ha preso fuoco e dove sono morti ustionati due bambini di 10 mesi e un anno, ci hanno detto che non riescono a cancellare dalla loro mente quelle scene terribili. Una circostanza comune a tutti i superstiti di un naufragio: continuano a vedere annegare coloro che, fino a pochi momenti prima, erano seduti accanto a loro. E sono amici, parenti, figli, come è successo in questi ultimi giorni. Non possiamo più permettere che accadano queste tragedie”.