“La medicina è cosa diversa dalla politica. Bisogna rispettare l’operato dei medici, che hanno agito in scienza e coscienza”. Così il presidente degli ordini dei medici, Filippo Anelli, commenta le parole della premier Giorgia Meloni che ha definito “bizzarra” la decisione dell’autorità sanitaria di far sbarcare tutti i migranti presenti sulle navi ong al porto di Catania, dichiarandoli fragili sulla base di possibili rischi di problemi psicologici. Al premier Meloni “rispondo dicendo che si rispettino le decisioni che i sanitari hanno preso, perché la valutazione sullo stato di salute è cosa diversa dalle scelte politiche in tema di migranti”.
Rispetto alla questione, ha spiegato Anelli, “nel momento in cui si fa fare una valutazione da parte dei medici, è chiaro che si risponde ai criteri della medicina. Se i colleghi sono intervenuti, hanno valutato il livello di fragilità delle persone; ogni professionista è autonomo, libero, e non deve subire costrizioni o condizionamenti”. Se la politica “vuole intervenire – ha aggiunto il presidente degli Ordini dei medici – deve farlo attraverso i suoi strumenti, ovvero le leggi e decreti”.
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AL PALASPEDINI 246 MIGRANTI. E’ partito da Catania il primo bus con i migranti sbarcati ieri sera, che erano temporaneamente ospitati al Palaspedini, l’impianto sportivo messo a disposizione dal Comune. La loro destinazione è un paese del Veneto. In piazza Spedini è già arrivato un altro pullman. I trasferimenti dalla struttura è previsto continuino a oltranza. In totale nell’impianto c’erano 246 persone scese ieri sera dalle due navi ong (211 dalla Geo Barents e 35 da Humanity 1).
ONG: “TORNEREMO IN MARE A SALVARE VITE”. Geo Barents, ha annunciato ieri il capo missione Juan Mattias Gil, dopo un giorno di riposo e “il tempo di fare rifornimento”, “ritornerà in mare a salvare vite umane” nonostante il decreto ministeriale sulle ong perché, ha spiegato, “non ci possiamo fermare”. La nave lascerà al più tardi domani il porto di Catania. Dopo il cambio equipaggio tornerà nel Mediterraneo centrale per la sua ventesima rotazione. Ha già lasciato il porto la Humanity 1: la sua destinazione sarebbe un porto della Spagna, da dove ripartirà per riprendere le operazioni di soccorso.
OCEAN VIKING VERSO LA FRANCIA. Si definiscono così i destini dei migranti salvati dalle ong e la premier Giorgia Meloni rivendica la linea tenuta dal governo in tema di immigrazione. La Ocean Viking – respinta dall’Italia – è in navigazione verso Marsiglia, in Francia; la Rise Above è arrivata a Reggio Calabria e lo stallo al porto di Catania con due giornate ad alta tensione si è sbloccato ieri pomeriggio. Intorno alle 19 è stato dato il via libera allo sbarco al carico cosiddetto “residuale” della Geo Barents, cioè delle persone che non erano state considerate vulnerabili dopo la prima ispezione dei medici dell’Usmaf.
La stessa cosa è successa intorno alle 22 con la Humanity One. Gli ultimi 35 migranti della Humanity sono saliti su un bus e all’uscita del molo sono stati accolti dagli attivisti con applausi e al coro “libertà”. Alcuni migranti si sono affacciati dai finestrini del bus dando il cinque ai manifestanti, altri salutavano e facevano il segno della vittoria.
HUMANITY 1: STOP AL RICORSO. E’ decaduto, intanto, per cessato motivo del contendere, il ricorso al Tribunale civile di Catania, i legali della Sos Humanity stanno ancora valutando se presentarlo invece al Tar del Lazio. “La contestazione sul verbale – spiega l’avvocato Riccardo Campochiaro – è anche una contestazione sul decreto ministeriale che, secondo pareri di illustri giuristi italiani e internazionali, fa acqua da tutte le parti. E un provvedimento del Tribunale amministrativo regionale sarebbe decisivo sulla sua applicazione. Abbiamo tempo: la legge prevede 60 giorni per la presentazione di un ricorso”. Il legale segnala, intanto, che “la sanzione prevista, di 50 mila euro, non potrà essere applicata alla Humanity 1 perché lascerà il porto di Catania”. Sul ricorso al Tribunale civile etneo, l’avvocato Campochiaro ribadisce che è cessato: “L’emergenza è venuta meno, non esiste l’oggetto del contendere”. “Eppure – aggiunge – sarebbe stata una bella pagina di giustizia civile: era la sede in cui si poteva certificare che chi chiede di avere riconosciuto lo status di profugo deve essere fatto scendere e accolto, sempre e comunque”.
LA LINEA DURA DEL GOVERNO. E mentre la Commissione europea ricorda all’Italia che ha il dovere di garantire ai migranti l’accesso alle procedure per l’asilo, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, respinge con fermezza gli attacchi: “Non accettiamo lezioni da nessuno dal punto di vista del rispetto dei diritti umani”.