Almeno cinque morti e 25 feriti: la scia di sangue delle sparatorie americane si allunga con una strage in un nightclub gay in Colorado che ricorda quella nel locale omosessuale di Orlando nel 2016. Il movente d’odio contro la comunità Lgbtqi+ non è ancora stato accertato ma alcune coincidenze non sembrano causali: il Club Q di Colorado Springs, che si trova in un’area commerciale alla periferia di una città di mezzo milione di abitanti, aveva annunciato per sabato sera una serata “con ogni tipo di identità di genere”, alla vigilia della Giornata della memoria transgender che si celebra il 20 novembre. Una ricorrenza organizzata dal 1998, dopo l’assassinio della transgender Rita Hester, diventata simbolo dell’oppressione di cui è vittima la comunità Lgbtq.
La polizia ha arrestato poco dopo l’assalto un giovane di 22 anni, Anderson Lee Aldrich, che appena entrato ha cominciato a sparare con un fucile contro i clienti, seminando il panico in un fuggi fuggi generale. Ma il bilancio delle vittime sarebbe stato ben peggiore se alcuni di loro non avessero affrontato l’aggressore disarmandolo. “Eroi che hanno salvato vite”, hanno riconosciuto il sindaco John Suthers, il governatore del Colorado Jared Polis (nel 2018 primo governatore apertamente gay in Usa) e il capo della polizia Adrian Vasquez, elogiando le loro azioni coraggiose in un “giorno tragico” e in un “massacro orribile”. La polizia ha recuperato due armi e sta scandagliando la vita e i profili social dell’arrestato, rimasto ferito nella colluttazione.
Di “crimine d’odio” ha parlato subito il club in un post su Facebook, dicendosi “devastato dall’attacco insensato alla nostra comunità”. Per gli investigatori resta una delle piste principali ma il movente non è ancora stato accertato. Intanto è scesa in campo anche l’Fbi. Joe Biden, che ha festeggiato oggi i suoi 80 anni alla Casa Bianca, è stato tra i primi a reagire. “Anche se il motivo di questo attacco non è ancora chiaro, sappiamo che la comunità Lgbtqi+ è soggetta a una orribile violenza d’odio negli ultimi anni”, ha osservato, ammonendo che “non possiamo e non dobbiamo tollerare l’odio”. “La violenza delle armi da fuoco continua ad avere un impatto devastante e particolare sulle comunità Lgbtqi+ nel nostro Paese e le minacce di violenza stanno aumentando”, ha proseguito, rilanciando la necessità di mettere al bando le armi d’assalto.
“L’attacco al Club Q, caduto alla vigilia della Giornata della memoria transgender, è vile e distrugge il senso di sicurezza degli americani Lgbtq nel Paese”, gli ha fatto eco la speaker della Camera Nancy Pelosi. Coro di reazioni anche oltreoceano, tra cui quella della presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola: “È un altro promemoria del nostro dovere di guidare la lotta contro l’odio e garantire che tutti siano liberi di amare chi desiderano amare e vivere come desiderano vivere”.
L’attacco è avvenuto poco prima di mezzanotte, quando la polizia ha cominciato a ricevere numerose telefonate. Ma quando è arrivata, alcuni clienti avevano già immobilizzato l’assalitore. Il Colorado ha alle spalle una storia cupa di sparatorie di massa, dalle 13 vittime uccise da due persone alla Columbine High School ai 10 morti in un supermercato di Boulder nel 2021, passando per la strage in un affollato teatro di Aurora nel 2019 nella quale persero la vita 12 persone. Quella di sabato sera ricorda però la strage al Pulse Club di Orlando – trasformata da Biden in memorial nazionale – dove un sedicente militante islamico uccise 49 persone e ne ferì 53 prima di essere ammazzato dalla polizia. Da allora le minacce alla comunità Lgbt sono cresciute, nel clima politico sempre più divisivo degli Stati Uniti.