Il burnout è una sindrome legata allo stress lavoro-correlato, che porta il lavoratore, in particolare nell’ambito sanitario perché le più esposte al rischio sono le cosiddette professioni di aiuto, all’esaurimento delle proprie risorse psico-fisiche, alla manifestazione di sintomi psicologici negativi come apatia, nervosismo, irrequietezza e demoralizzazione, che possono associarsi a problematiche fisiche (cefalea, disturbi del sonno e gastrointestinali). È una sindrome riconosciuta come “fenomeno occupazionale” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel maggio del 2019 ma non ancora come una condizione medica. Come prevenirla?
L’Asp di Palermo ci prova con l’arte contemporanea. Il progetto di formazione si chiama “Avere Cura di chi Cura” ed è stato promosso dal Dipartimento Salute Mentale. E’ rivolto a oltre cento operatori provenienti dai servizi pubblici della Psichiatria, Neuropsichiatria infantile e Dipendenze patologiche. “Gli operatori socio sanitari – spiega il responsabile scientifico del programma, Nuccia Cammara – sono particolarmente esposti al rischio di burnout. La fatica del lavoro quotidiano e la complessità delle sofferenze della maggior parte delle persone che assistono, può logorare la vitalità professionale e personale degli operatori. Abbiamo elaborato una metodologia che utilizza la pratica artistica come forma partecipata di action learning ovvero come reazione attiva e in grado di suggerire nuove forme di ascolto di sé, di narrazione e di mediazione dei conflitti”.
Il processo di formazione condotto da diversi artisti ha già svolto tre edizioni con partecipanti provenienti da diverse discipline professionali: psichiatri, infermieri, educatori, psicologi, pedagogisti, assistenti sociali e operatori socio sanitari. Il 2 dicembre a Villa Zito saranno presentati i primi risultati del progetto e un documentario curato dalla regista Maddalena Polizzi.