“Ancora una volta il Governo regionale dimostra di non avere le conoscenze basilari per poter amministrare la Sicilia. Ho invitato il presidente del parlamento siciliano Gaetano Galvagno a restituire al governo regionale i disegni di legge recentemente trasmessi all’Ars, aventi ad oggetto la legge di stabilità 2023-2025 e il bilancio di previsione della Regione. Il Parlamento siciliano non ha ancora proceduto all’esame e all’approvazione del Documento di economia e finanza regionale per lo stesso periodo, essenziale documento di programmazione legalmente necessario per la predisposizione dei disegni di legge già menzionati”. Lo dice Cateno De Luca, deputato regionale e leader di Sicilia vera.
“Nonostante il Documento di economia e finanza sia stato approvato dalla giunta con deliberazione n. 337 del 28 giugno 2022 e successivamente trasmesso alla Presidenza dell’Ars, non si è proceduto – aggiunge – alla relativa assegnazione e trattazione nelle Commissioni parlamentari competenti, propedeutica all’esame di approvazione da parte dell’Aula. Eppure, questo governo e la presidenza dell’Assemblea dovrebbero sapere che l’approvazione del Defr da parte del Parlamento siciliano è tappa imprescindibile del percorso di programmazione economico-finanziaria della Regione. Per questo ho scritto a Galvagno chiedendo che in quanto garante del rispetto delle norme solleciti il governo ad aggiornare il Defr 2023-2025 deliberato dal precedente esecutivo e assegnare alle commissioni parlamentari il relativo testo. Ho inoltre chiesto che venga subito sospeso l’avviato iter di esame ed approvazione della legge di Stabilità e del bilancio”.
“Dall’inizio della legislatura – conclude De Luca – questo Governo le ha sbagliate tutte. Anche la legge di stabilità approvata dall’attuale giunta regionale non rispecchia la complessiva programmazione prevista dal Defr della precedente giunta. Ci aspettiamo adesso una presa di posizione da parte del presidente dell’Ars. È chiaro che a questo punto l’esercizio provvisorio dovrà essere approvato con termine fissato al 31 marzo. Non riteniamo infatti soddisfacente il termine del 31 gennaio che aveva già previsto il Governo Schifani. Non consentiremo nessun balzo in avanti. Pretendiamo chiarezza e rispetto delle regole”