E’ ormai entrato nel linguaggio di tutti i giorni senza dovere ricorrere alle professioni sanitarie l’uso dei termini colesterolo buono e cattivo. In effetti il risultato della determinazione dei livelli di colesterolo nel sangue comprende generalmente 3 valori distinti che sono il colesterolo totale, il colesterolo Ldl legato alle lipoproteine a bassa densità e il colesterolo Hdl che è la frazione legata alle lipoproteine ad alta densità. In effetti, le due frazioni Ldl e Hdl giocano un ruolo differente nel condizionare il rischio di patologia cardiovascolare: mentre le prime contribuiscono attivamente al processo patogenetico dell’aterosclerosi e identificano quindi un aumentato rischio, le seconde appaiono coinvolte nella rimozione del colesterolo dalla parete arteriosa e dalla placca aterosclerotica e, quindi, rivestono un ruolo protettivo. Da qui, appunto, la definizione di colesterolo cattivo e colesterolo buono frequentemente impiegata a scopo divulgativo.
Ma la ricerca in questo campo è particolarmente intensa. Roberto Scicali (nella foto), ricercatore del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Catania, ha ricevuto il premio “Riccardo Giorgino” promosso dalla Fondazione Diabete Ricerca e dalla Società italiana di Diabetologia proprio per la migliore tesi di dottorato di ricerca in Diabetologia e le Malattie del Metabolismo da parte di allievi delle scuole di dottorato italiane attive nell’area endocrino-metabolica. Il giovane ricercatore dell’ateneo ha frequentato il dottorato di ricerca in Biomedicina traslazionale discutendo una tesi, relatore il docente Francesco Purrello del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, incentrata sul ruolo delle lipoproteine aterogene nel danno aterosclerotico in popolazioni ad alto rischio cardiovascolare, come i soggetti affetti da ipercolesterolemia familiare o da diabete mellito.
La tesi, inoltre, ha valutato il ruolo di nuovi farmaci ipolipemizzanti nel miglioramento del profilo lipidico e nella riduzione del danno vascolare. Scicali ha svolto parte del lavoro di ricerca all’estero, grazie a collaborazioni internazionali con l’Unità di prevenzione cardiovascolare dell’ospedale Pitié-Salpêtrière dell’Università Pierre et Marie Curie di Parigi e con l’Unità di metabolismo e medicina vascolare dell’ospedale Sant Joan dell’Università Rovira i Virgili di Reus in Spagna.