PALERMO – È morto Biagio Conte. Ha lottato per mesi contro il cancro, continuando a lanciare anche nei giorni in cui si era aggravato messaggi di pace e di speranza. “Restiamo uniti per un mondo migliore, insieme possiamo farcela”, ha detto appena giovedì scorso durante la messa che dal giorno di Natale si è celebrata quotidianamente a mezzogiorno davanti alla stanza della sua agonia, nella sede della missione in via Decollati.
Attorno al letto del missionario laico, che aveva 59 anni, sono rimasti fino all’ultimo istante i suoi “fratelli” storici, persone che hanno prestato il loro tempo e la loro professione al sogno di un mondo migliore che Conte ha portato avanti a Palermo per oltre trent’anni. Francesco Russo, il medico-volontario che l’ha accudito con amore nei giorni più duri insieme con Antonio Fulco, il biologo che con lui si prendeva cura dei malati. Il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha proclamato per oggi il lutto cittadino, con bandiere a mezz’asta presso tutte le sedi istituzionali e le scuole di ogni ordine e grado. “Le disposizioni dovranno essere mantenute fino al giorno in cui verranno celebrate le esequie”, afferma il Comune.
I funerali saranno celebrati martedì prossimo alle 10.30 nella cattedrale di Palermo. Alle 16 di oggi (e fino alle 19) verrà aperta la camera ardente nella chiesa della comunità in via Decollati 29, denominata “La Cittadella del Povero e della Speranza”. A partire da domani, le visite avverranno dalle 9 alle 19. La salma resterà fino a lunedì nella missione Speranza e Carità. Lunedì alle 19 verrà condotta a spalla in cattedrale con il seguente itinerario: via Decollati, corso dei Mille, via Balsamo, piazza Giulio Cesare, via Roma, corso Vittorio Emanuele. E’ prevista una veglia lunedì dalle 21 alle 24. Poi la cattedrale si chiuderà per riaprire prima dei funerali. Si attendono circa 10 mila fedeli.
Il corpo di fratel Biagio riposa in una cameretta del suo alloggio tra i canti di alcune suore e il via vai di amici e volontari: pochi e silenziosi. Tra i primi ad arrivare in via Decollati ecco l’ex sindaco Leoluca Orlando. Ricorda le lotte comuni in difesa dei poveri, l’amicizia spontanea, i compiti della missione: “A lui tutti abbiamo delegato tutto”. Ma ora, si chiede, “cosa farà Palermo senza Biagio?”. “Continuerà tutto come prima”, risponde Riccardo Rossi che da anni cura la comunicazione per la missione. “Da cinque anni – dice – Biagio andava in giro, faceva digiuni, distribuiva il suo amore. Aveva sviluppato il suo ruolo spirituale mentre qui tutto andava avanti”.
Ma faceva sentire il suo carisma e fino all’ultimo lanciava appelli per pagare le bollette e per raccogliere cibo e generi di necessità. È mezzogiorno quando in via Decollati arrivano le ‘autorità’. Non giungono alla spicciolata ma formano un unico gruppo: il presidente della Regione, Renato Schifani, il sindaco Roberto Lagalla, il prefetto Maria Teresa Cucinotta, il questore Leopoldo Laricchia, ufficiali e comandanti dei carabinieri e della guardia di finanza. Non sembra una passerella. Sono tutti commossi e di poche parole. Per i collaboratori di Biagio Conte è facile osservare che mentre prima era lui a cercarle ora sono le ‘autorità’ a venire in comunità per riconoscere quanto contava quel missionario che ha speso la vita per i poveri e per gli ultimi. Per dare testimonianza del suo amore dormiva per terra su un materasso. Solo quando il male era all’ultimo stadio ha accettato di essere sistemato su un letto.
Una vita spesa per gli ultimi quella di Biagio Conte, che ha creato a Palermo e in provincia nove comunità. Figlio di imprenditori edili, a tre anni viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a 9 anni per poi essere inserito nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni. A 16 anni abbandona la scuola e inizia precocemente a lavorare nell’impresa edile della sua famiglia, ma a causa di una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi dalla famiglia nel 1983, andando a vivere a Firenze.
Nel maggio 1990 la scelta di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e successivamente facendo un viaggio interamente a piedi verso la città di Assisi. Il viaggio è stato reso noto alle cronache per gli appelli della famiglia d’origine alla trasmissione Rai “Chi l’ha visto?”, dove Biagio risponde in diretta informando del suo cammino verso Assisi. Torna quindi a Palermo per salutare i familiari, con l’intenzione di trasferirsi in Africa come missionario, ma lo stato di miseria in cui ritrova la sua città lo porta a cambiare idea.
In un primo momento è attivo nel portare conforto ai senzatetto della Stazione di Palermo Centrale, per i quali si batte attraverso diverse proteste ed un digiuno, grazie al quale ottiene l’utilizzo di alcuni locali in via Archirafi, all’interno dei quali fonda nel 1993 la “Missione di Speranza e Carità”, che oggi accoglie più di un centinaio di persone. Il 16 gennaio 2014 Biagio Conte, da anni costretto su una sedia a rotelle a causa di vertebre schiacciate a seguito delle spossanti fatiche cui si è sottoposto nella Missione, riprende a camminare dopo un’immersione nelle acque di Lourdes.
Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del Palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame durato dieci giorni; in seguito la Regione ha finanziato l’ampliamento della struttura di via Decollati. E anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, Frà Biagio era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l’assistenza agli indigenti. Sulla figura del missionario laico è stato girato anche un film intitolato “Biagio”, dal regista palermitano Pasquale Scimeca.
Memorabile l’occasione in cui papa Francesco pranzò nella sala mensa della missione il 15 settembre 2018 durante la sua visita a Palermo. Era seduto vicino a Conte, al vescovo Lorefice e a un disabile. Nella sala mensa c’erano 160 persone radunate attorno ai tavoli: poveri, migranti, ex detenuti, volontari. Fuori dalla mensa ma sempre nella missione c’erano altre 1.300 persone che pranzavano in contemporanea col papa. Nella missione quel giorno si respirava aria di gioia per l’appuntamento col pontefice che volle dare un segnale. “Sono emozionato e felice per l’arrivo di papa Francesco – disse Biagio Conte -. E’ un momento di comunione forte con il Santo Padre in cui insieme lanciamo un messaggio di accoglienza verso tutte le persone in difficoltà sia italiane, sia straniere. La Chiesa deve camminare unita e diventare esempio di carità per tutta la società. Bisogna essere attenti a tutti, i papà che hanno perso il lavoro, le famiglie che hanno figli disabili, le donne con figli rimaste sole, gli immigrati, i carcerati, tutti quelli che hanno perso la speranza”.