Matteo Messina Denaro si trova in una delle celle singole del supercarcere dell’Aquila. Il boss mafioso è tranquillo ed è stato affidato alle cure dei medici della Asl che operano all’interno del penitenziario. La cella, di poco più di dieci metri quadrati, si trova in una delle sezioni del carcere che ospita in totale 159 detenuti, di cui 12 donne. Tra loro c’è anche la terrorista Nadia Desdemona Lioce, condannata all’ergastolo per gli omicidi D’Antona e Biagi.
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Il boss, sorvegliato 24 ore su 24, è arrivato nella notte in Abruzzo, prima con un volo militare da Palermo a Pescara e poi scortato in auto verso il capoluogo, dove sorge il penitenziario italiano con il maggior numero di detenuti al 41 bis. Comincerà nelle prossime ore la somministrazione della chemioterapia per curare il cancro contro il quale combatte da oltre un anno. E’ infatti scattato il complesso protocollo, con l’allestimento di una stanza all’interno dell’istituto di pena. Sarà direttamente il primario del reparto a gestione universitaria, Luciano Mutti, a gestire le delicate cure.
“Riceverà lo stesso trattamento di tutti gli altri detenuti con patologie sanitarie”, spiega il garante dei detenuti dell’Abruzzo, Gianmarco Cifaldi. Tra i chirurghi della clinica Maddalena che hanno avuto in mano le cartelle di Matteo Messina Denaro, e che poi hanno operato il boss nel maggio 2021, c’è oggi chi si spinge a dire che ha un’aspettativa di vita tra un anno e mezzo e tre anni. “Le sue condizioni sono gravi – dice Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica -, la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi”.
Il capomafia è stato trasferito con un volo militare in Abruzzo, scortato dal Gruppo d’intervento speciale dei carabinieri e dai Ros. Le fasi di accoglienza di routine hanno riguardato la registrazione del detenuto, attraverso le foto segnaletiche e la registrazione delle impronte digitali. Poi è stato portato nella sezione, probabilmente quella che si trova al piano terra del carcere, dedicata ai detenuti considerati ‘più pericolosi’.
La sua cella non differisce per nulla da quelle degli altri con un letto saldato a terra, un gabinetto e una televisione con i canali bloccati. Non è possibile infatti avere accesso alle emittenti regionali, per evitare il rischio che possano in qualche modo essere trasmessi messaggi in codice destinati ai boss. Sul muro della cella è installata una videocamera che registra minuto per minuto ogni movimento del boss. Immagini che poi vengono vagliate e analizzate dai poliziotti del Gom, il Gruppo operativo mobile.
La vita all’interno dell’istituto prevede per i detenuti l’assoluto divieto di socialità o di incontro, con appena un paio di ore d’aria al mese. C’è comunque la possibilità di accedere alla biblioteca o di leggere i giornali, in alcuni casi censurati se riportano fatti o articoli riguardanti processi nei quali siano coinvolti, anche indirettamente, i detenuti stessi. Esistono solo celle singole e per ogni sezione è predisposta una cella come presidio sanitario. In questo modo i detenuti non devono spostarsi dal proprio corridoio – composto da file di cinque o sei celle per lato – per poter ricevere le cure dei medici.
Proprio questa mattina Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato il 41 bis per Messina Denaro. Il capomafia di Castelvetrano ha indicato la propria nipote, l’avvocato Lorenza Guttadauro, come legale di fiducia. La penalista è figlia della sorella del boss, Rosalia, e di Filippo Guttadauro. Suo nonno paterno è lo storico boss di Brancaccio, Giuseppe Guttadauro. La nomina non è stata ancora ufficializzata, ma preannunciata alla professionista. Matteo Messina Denaro da latitante non ha avuto legali di fiducia, ma è stato assistito da difensori d’ufficio.
Il primo ‘impegno’ processuale del capomafia di Castelvetrano è previsto tra due giorni: il 19 gennaio infatti si terrà, nell’aula bunker di Caltanissetta, un’udienza in cui è imputato per le stragi mafiose del ’92, di Capaci e Via D’Amelio. Se la penalista dovesse ricevere l’incarico anche per quel procedimento l’udienza potrebbe essere rinviata in caso di un’eventuale richiesta di concessione di termini a difesa.
“Le condizioni di Messina Denaro sono gravi, la malattia ha avuto un’accelerazione negli ultimi mesi”, dice Vittorio Gebbia, responsabile dell’Oncologia medica della clinica La Maddalena, dove il boss è stato arrestato ieri mattina. “Non lo definirei un paziente in buone condizioni di salute. Sono certo che continuerà a ricevere tutte le cure di cui ha bisogno. Ieri i carabinieri mi hanno chiesto se posticipare di tre, quattro giorni il ciclo di chemioterapia che avrebbe dovuto fare qui avrebbe avuto conseguenze e io ho firmato l’autorizzazione perché un ritardo così contenuto non avrà alcun effetto sul suo stato di salute”.
Gebbia ha visitato il boss, alias Andrea Bonafede, nel gennaio 2021 prima di una valutazione multidisciplinare chirurgica. Poi il mafioso ha iniziato la chemio e il 4 maggio 2021 è stato operato per le metastasi al fegato da una equipe chirurgica. Gebbia dice che la prognosi infausta è stata “accolta con grande dignità” dal paziente che aveva, la “piena consapevolezza delle sue condizioni di salute” e “nessun atteggiamento che potesse destare sospetto”.