PALERMO – Per gli inquirenti è il reggente del mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli: arrestato con le accuse di mafia, estorsione, sequestro di persona e lesioni, tutti reati aggravati dal metodo mafioso, il boss Giuseppe Calvaruso è stato condannato a 16 anni in abbreviato. Poi è arrivata la riforma Cartabia che ha stabilito l’improcedibilità per una serie di reati, tra i quali il sequestro di persona, in assenza di querela della persona offesa. E per Calvaruso le cose sono cambiate: nessuna delle vittime del capomafia, sondate dal gup come prevede la normativa transitoria che si applica ai casi precedenti all’entrata in vigore della riforma, ha infatti intenzione di presentare querela.
E alla Procura non è rimasto che chiedere l’inefficacia della custodia cautelare in carcere per il capomafia e due suoi coimputati che si trovano nelle medesime condizioni procedurali. Certo, il boss palermitano non lascerà per ora la cella perché, anche se è ‘caduta’ la custodia cautelare per il sequestro di persona a causa dell’improcedibilità, la misura cautelare resta in piedi per le accuse di associazione mafiosa ed estorsione. Ma cosa sarebbe accaduto se all’indagato fosse stato contestato solo il reato oggetto della riforma? Il rischio di scarcerazioni ‘eccellenti’ per i magistrati c’è.
Tanto che, appresa la notizia, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, ha commentato: “Le recenti notizie di stampa in ordine alla probabile revoca di misure cautelari per reati diventati procedibili a querela, pur quando sia contestata l’aggravante del metodo mafioso o dell’agevolazione mafiosa, impongono un ripensamento, in tempi rapidi, delle scelte del legislatore”. “In presenza di tal tipo di aggravanti anche il reato che, in astratto, può sembrare di non particolare gravità, assume una fisionomia incompatibile con l’affidamento alle singole persone offese della possibilità di perseguirlo in concreto, secondo logiche di deflazione del carico giudiziario che sono accettabili soltanto in riferimento a reati autenticamente bagatellari”, ha spiegato il magistrato.
Il ministero non risponde direttamente ma fonti di via Arenula ricordano che ci sono due anni di tempo per tutti gli eventuali necessari correttivi alla riforma della ex ministra Cartabia. Chi parla è invece il consigliere giuridico dell’ex Guardasigilli, Gian Luigi Gatta. “L’aggravante del metodo mafioso è stata introdotta dopo le stragi di mafia degli anni Novanta, da più di trent’anni, quando il codice già prevedeva oltre quaranta reati procedibili a querela. Ci si preoccupa oggi, quindi, di un problema che, se esiste, esiste da trent’anni, ben prima della riforma Cartabia” dice, facendo notare che – proprio a proposito del caso di Palermo – le lesioni guaribili in 20 giorni, se aggravate dal metodo mafioso, erano già procedibili a querela prima della riforma Cartabia.
A condividere in questo caso la sorte di Calvaruso sono Giovanni Caruso, affiliato al clan Pagliarelli, che per le stesse accuse è stato condannato a 13 anni, e Silvestre Maniscalco che aveva imputazioni minori e ha avuto 4 anni e 4 mesi. Secondo quanto emerso dalle indagini a seguito delle quali i tre furono arrestati, sarebbero responsabili del sequestro e del pestaggio di due persone ritenute dalla cosca responsabili di una rapina non autorizzata da Cosa nostra. Una sorta di lezione a chi osa non rispettare le ‘regole’ mafiose. Interpellate sulla volontà di querelare i tre mafiosi, le vittime, come era prevedibile e come potrà accadere in futuro nei casi analoghi che dovessero presentarsi, hanno fatto sapere che di sporgere querela non ci pensano neppure.