PALERMO – I carabinieri del Ros e la Procura di Palermo hanno individuato il covo del boss Matteo Messina Denaro, arrestato, ieri, alla clinica Maddalena di Palermo. E’ a Campobello di Mazara, nel Trapanese, paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia. Il nascondiglio è nel centro abitato, in vicolo San Vito (ex via Cv31): GUARDA LE FOTO. Messina Denaro viveva in una casa che negli ultimi mesi, dopo il trasferimento dei proprietari, è rimasta disabitata.
La chiave di un’Alfa Romeo 164 ritrovata nel borsello del boss Messina Denaro è stata l’input che ha consentito ai carabinieri e ai magistrati di risalire all’ultima abitazione del boss. Gli inquirenti, attraverso il codice della chiave, sono risaliti al veicolo e grazie a un sistema di intelligenza artificiale hanno ricostruito, con tanto di immagini, gli spostamenti dell’Alfa. Tra le riprese c’era anche quella del boss che entrava e usciva dall’abitazione di Campobello con le borse della spesa: circostanza che ha portato i magistrati al covo.
“Conosco Messina Denaro fin da quando eravamo ragazzini. La casa in cui viveva l’ho comprata io con i suoi soldi”, avrebbe detto agli inquirenti Andrea Bonafede, geometra di Campobello di Mazara che ha “prestato” l’identità al boss Messina Denaro. Bonafede è indagato per associazione mafiosa.
“Matteo Messina Denaro abitava qui da almeno sei mesi. Un appartamento, ben ristrutturato, che testimonia che le condizioni economiche del latitante erano buone. Arredamento ricercato, di un certo tenore, non di lusso ma di apprezzabile livello economico – spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani Fabio Bottino -. Perquisizioni e accertamenti sono in corso. Stiamo rilevando la presenza di tracce biologiche, di eventuali nascondigli o intercapedini dove può essere stata nascosta della documentazione. Un lavoro per il quale occorreranno giorni”. Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra.
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La perquisizione del covo è durata tutta la notte, ha partecipato personalmente il procuratore Paolo Guido. L’edificio è stato setacciato palmo a palmo e ora è presidiato dai carabinieri. Alle 8.30 al covo sono arrivati gli uomini del Reparto investigazioni scientifiche di Messina. Non è ancora noto cosa sia stato trovato all’interno. Centro di 11 mila abitanti in provincia di Trapani, Campobello è a soli 8 chilometri da Castelvetrano, paese di origine di Messina Denaro e della sua famiglia. L’individuazione del covo e la sua perquisizione sono tappe fondamentali nella ricostruzione della latitanza del capomafia. E non solo. Diversi pentiti hanno raccontato che il padrino trapanese era custode del tesoro di Totò Riina, documenti top secret che il boss corleonese teneva nel suo nascondiglio prima dell’arresto, fatti sparire perché la casa, a differenza di ora, non venne perquisita.
NEL COVO PILLOLE PER SESSO. Sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali, profilattici sono alcune delle cose trovate nella casa usata dal boss Messina Denaro. Al momento non risulta che nell’immobile vi fossero documenti particolari tanto che gli inquirenti sospettano che possa esserci un secondo immobile in cui cercare il cosiddetto tesoro di Messina Denaro.
IL VICINO DI CASA: “ERA CORDIALE”. “Abito al primo piano della palazzina, ogni tanto vedevo questa persona, lo salutavo e nient’altro. Lui rispondeva in maniera cordiale”, dice Rosario Cognata, l’uomo che vive al primo piano dell’edificio dove a pian terreno i carabinieri hanno individuato il covo di Matteo Messina Denaro. “Questo signore abitava qui da circa un anno”, ha detto l’uomo ai cronisti. Cognata è arrivato stamattina presso la palazzina con un foglio in mano. È entrato dal cancello del vicolo San Vito che conduce al cortile interno dove, a sua volta, si affaccia l’appartamento a due piani, ed è riuscito mezz’ora dopo.
IL BOSS DETENUTO A L’AQUILA. Intanto, Messina Denaro è sbarcato ieri sera con un volo militare all’aeroporto di Pescara e adesso è detenuto nel carcere dell’Aquila. Il supercarcere aquilano accoglie reclusi in regime di 41 bis, il “carcere duro”. All’Aquila sono stati ospitati detenuti ‘eccellenti’ condannati per reati di mafia, come Leoluca Bagarella – sta scontando l’ergastolo per strage -, Raffaele Cutolo della nuova camorra organizzata, Francesco Schiavone detto Sandokan (esponente dei Casalesi), esponenti del clan siciliano dei Madonia e, in ultimo, Felice Maniero della cosiddetta Mala del Brenta, detto “faccia d’angelo”, all’Aquila in regime di semilibertà. All’Aquila ha fatto tappa in alcune occasioni anche Totò Riina.
CHIESTO CARCERE DURO. Già poche ore dopo l’arresto la Procura di Palermo ha chiesto l’applicazione del regime di carcere duro per Messina Denaro. L’istanza è stata inviata al ministero della Giustizia. Il provvedimento dei pm porta la firma del procuratore Maurizio de Lucia e dell’aggiunto Paolo Guido. Il boss ha nominato come sua legale la nipote Lorenza Guttadauro, nipote anche del capomafia palermitano Giuseppe Guttadauro.
INDAGATO IL MEDICO CHE LO AVEVA IN CURA. Alfonso Tumbarello, 70 anni, il medico che aveva in cura Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, è indagato nell’ambito dell’arresto del super latitante. Tumbarello è di Campobello di Mazara ed è stato per decenni medico di base in paese, sino a dicembre scorso, quando è andato in pensione. Tumbarello sino a qualche mese fa è stato medico del vero Andrea Bonafede, 59 anni, residente a Campobello di Mazara e avrebbe prescritto le ricette mediche a nome dell’assistito. Ieri i carabinieri hanno perquisito le abitazioni di Campobello, di Tre Fontane e l’ex studio del medico che è stato anche interrogato.
Tumbarello si era candidato nelle elezioni amministrative del 2011 a sindaco di Campobello Di Mazara. Tumbarello era appoggiato dalla lista del Popolo delle Libertà e ottenne il 7,55% dei voti superando la stessa lista che prese il 3,92%. Precedentemente, nel 2006, il medico si candidò alle elezioni regionali nella lista (Casini-Udc) collegata a quella regionale “Per la Sicilia Cuffaro Presidente” senza essere eletto. Totò Cuffaro, attuale commissario regionale della Dc, condannato a 7 anni di carcere (scontati) per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, venne eletto presidente col 53% dei voti battendo Rita Borsellino col 41% e Nello Musumeci col 5,2%. Nel 2003 Tumbarello venne eletto nella lista Udc al consiglio provinciale di Trapani. Molte persone lo ricordano come un bravo pneumologo.