CAMPOBELLO DI MAZARA (TRAPANI) – La polizia ha scoperto un terzo covo in cui ha vissuto il boss Messina Denaro. Si tratta di un appartamento che si trova in via San Giovanni, sempre a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Il terzo covo è stato perquisito. Secondo quanto si apprende è vuoto e il capomafia l’avrebbe occupato fino a giugno scorso. L’appartamento è in vendita. Gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario. All’immobile, perquisito dagli inquirenti, si è arrivati seguendo un trasloco. Sono in corso indagini per accertare se nell’appartamento siano state ricavate stanze segrete come quella scoperta ieri dalle Fiamme Gialle.
Intanto, sono stati ritrovati alcuni documenti nel primo covo perquisito dal Ros, dove il boss viveva da almeno sei mesi. Sulla documentazione, repertata e ora all’analisi del Ris, secondo quanto si apprende ci sarebbero alcune sigle e numeri di telefono che al momento non indicherebbero le tracce di un libro mastro. I controlli all’interno dell’abitazione in vicolo San Vito sono comunque tutt’ora in corso. I carabinieri hanno trovato anche un poster con il volto de ‘Il padrino’, quello interpretato nell’omonimo film di Marlon Brando. L’immagine è una stampa con il primo piano del padrino, che indossa il papillon e una rosa rossa alla sua destra, molto simile alla locandina del film di Francis Ford Coppola in cui il protagonista – Marlon Brando appunto – interpreta il personaggio di don Vito Corleone.
La Procura, guidata da Maurizio de Lucia, dovrà ora esaminare tutto il materiale recuperato dopo l’arresto: l’agenda che era nel borsello del capomafia al momento del blitz, che conterrebbe anche riflessioni e pezzi di lettere, i due cellulari di Messina Denaro, post-it, appunti e documenti con sigle, numeri di telefono, nomi e cifre che fanno pensare a una sorta di promemoria su investimenti e spese trovati nell’appartamento di vicolo San Vito e che sono ora all’analisi del Ris. Al momento non ci sarebbe invece traccia di un libro mastro.
Stamane è stata invece posta sotto sequestro la casa di proprietà della mamma di Andrea Bonafede, l’alias utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. La casa si trova all’angolo tra la via Marsala e la via Cusmano a Campobello di Mazara. L’appartamento a pianterreno ha due ingressi. Da tempo però la casa è disabitata. La mamma di Bonafede vive nella casa di Tre Fontane insieme ad una delle sue figlie.
L’attenzione degli investigatori è concentrata su chi ha contribuito alla latitanza del boss che, almeno negli ultimi sei mesi, avrebbe vissuto nel paese del Trapanese. I primi due covi e la casa disabitata della mamma di Bonafede si trovano in un’area di 500 metri, nel quartiere Guaguana. Il primo covo, quello di vicolo San Vito, è quello più vicino all’uscita del paese, a pochi chilometri dallo svincolo autostradale. Il secondo, individuato ieri, invece, è in via Maggiore Toselli, una traversa di via Vittorio Emanuele II. La casa della mamma di Bonafede, invece, è all’incrocio tra via Marsala e via Cusmano. In questa abitazione Andrea Bonafede ha trascorso la sua giovinezza. Ora vive a Castelvetrano. Ieri, all’interno del bunker scoperto nel secondo covo utilizzato da Messina Denaro, sono stati trovati gioielli, collane, bracciali e anche pietre preziose di dimensioni consistenti. Dovrà essere ora una perizia ad accertare l’autenticità e il valore dei gioielli e delle pietre trovate. Al momento, sottolineano sempre le stesse fonti, non sarebbe invece stato trovato ancora nulla di scritto.
“Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. E’ un’ ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla”, ha detto il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, a Porta a Porta, rispondendo in merito all’eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro subito dopo il suo arresto e prima degli investigatori, portando via documenti importanti. Nei covi del boss individuati, “i carabinieri del Ris stanno facendo rilevamenti di carattere biologico, reperti biologici, perché l’unico modo per poter dire che quei luoghi erano frequentati da alcune persone è trovare tracce di dna da sequenziare per poi metterle da parte per confrontarle col dna di tutti gli indagati che incroceranno queste indagini”, ha spiegato Angelosanto.
Angelosanto ha aggiunto: “Stiamo facendo un’attività di repertamento, di fino. Poi cercheremo di capire se nell’abitazione ci sono ambienti e cavità nascoste o casseforti coperte da intercapedini”. E sul fatto che Messina Denaro abbia nominato la nipote come suo avvocato difensore, il comandante del Ros ha commentato: “Siamo in presenza di un vuoto normativo. Il difensore è tutelato dalla legge proprio per l’esercizio del suo mandato di difesa, se c’è questo aspetto che potrebbe far pensare a un tentativo di aggiramento del 41 bis ci troviamo di fronte a una difficoltà oggettiva”.
Facendo una panoramica sul territorio, Angelosanto ha concluso: “Il Trapanese, che è sotto controllo diretto di Matteo Messina Denaro come provincia mafiosa, ha quattro mandamenti mafiosi e ha 19 famiglie mafiose dipendenti da questi mandamenti, tuttora. La nostra attività investigativa ha puntato nel corso degli anni a colpire gli assetti militari di queste famiglie mafiose, prolungando lo sforzo per impedire che si ricostruissero dopo gli arresti. Se noi pensiamo che le famiglie mafiose sono composte dalle cosiddette decine, componenti di dieci persone, immaginiamo quanti possano essere”.