PALERMO – Mille in marcia da Bagheria a Casteldaccia contro la mafia. Dopo quarant’anni la società civile torna in strada per testimoniare che la lotta a Cosa nostra non si combatte solo dal punto di vista militare ma anche da quello sociale. Oltre novanta tra scuole, associazioni, sindacati, amministrazioni comunali hanno aderito alla manifestazione. Presente anche il presidente della commissione regionale antimafia Antonello Cracolici. “Lo Stato ha dimostrato – afferma – che Cosa nostra si può sconfiggere. Adesso è venuto il tempo di scoprire tutta la rete di connivenze, di colletti bianchi, che ha consentito alla mafia, da organizzazione criminale, di diventare un’associazione che mette le mani nell’economia e nelle istituzioni”.
In corteo, come quaranta anni fa, anche padre Francesco Stabile. “Si è fatta tanta strada – afferma – allora fummo profetici. La chiesa deve vivere insieme alla gente. Quaranta anni fa, mentre si susseguivano gli omicidi, sia lo Stato che la Chiesa non sembravano capire che la mafia non era solo una somma di crimini. Da allora abbiamo compreso che vanno puniti e condannati, insieme ai singoli fatti criminali anche l’associazione che li organizza. La mafia si infiltra nella società. Per questo noi sacerdoti siamo scesi in strada nel 1983. Anche oggi non tutti i preti hanno ancora capito che questo è l’unico modo per annunciare il Vangelo”.
“Siamo in marcia contro tutte le violenze, quella mafiosa come quella degli Stati. La violenza è sempre irrazionale. Noi crediamo alla irrazionalità della pace”, ha detto l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice aprendo il corteo. L’iniziativa del centro Pio La Torre è stata organizzata a quaranta anni dalla marcia contro la mafia che rappresentò la prima forma di ribellione popolare allo strapotere di Cosa nostra nel comprensorio bagherese. La marcia ripercorre quella che era denominata la strada del Vallone usata come via fuga dai killer che avevano appena compiuto omicidi di mafia. Ad aprire il corteo, insieme a Lorefice, anche Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Pio La Torre. Che dice: “La reazione di allora fu provocata anche dall’omicidio di La Torre. E non possiamo sottolineare che oggi grazie alla legge che prende il suo nome i beni mafiosi vengono confiscati”. Anche oggi, come nel 1983, presenti padre Cosimo Scordato e padre Michele Stabile, nell’83 vicario episcopale, quando alla guida della diocesi c’era il cardinale Salvatore Pappalardo”.