PESCARA – “Vergogna vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini. Venduti. Fate schifo”. Alla lettura della sentenza sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola, travolto e distrutto il 18 gennaio del 2017 da una valanga che provocò la morte di 29 persone, sono scattate le urla dei parenti delle vittime. Il giudice Gianluca Sarandrea del tribunale di Pescara ha stabilito 25 assoluzioni e cinque condanne (2 anni e 8 mesi al sindaco Ilario Lacchetta). I 30 imputati, tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi.
In aula si è scatenato il caos, alcuni parenti delle vittime trattenuti a stento dalle forze dell’ordine. “Giudice, non finisce qui”, ha detto un superstite, il 39enne Giampaolo Matrone, che sotto la valanga perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli. “Questi qui hanno una discarica al posto del cuore! Speriamo nell’appello, ma se questo è l’andazzo non spero più niente, devo solo salvaguardare la mia vita per portare avanti il nome di mia figlia”, ha affermato il padre di Jessica Tinari, morta assieme al fidanzato Marco Tanda.
“Noi pretendiamo rispetto dalle istituzioni, paghiamo con le nostre tasse i loro lauti stipendi e questi delinquenti ci trattano in questo modo. Meglio che stia zitto, sennò non so cosa posso dire”, ha aggiunto allontanandosi tra le lacrime. Urla anche da parte di Francesco D’Angelo, fratello di Gabriele D’Angelo, cameriere dell’hotel, morto nel crollo. “Sei anni buttati qua dentro! Per fare che? Tutti assolti, il fatto non sussiste! Quattro minuti di chiamata! Chi ha chiamato mio fratello? Chi ha chiamato?”, ha gridato disperato ricordando le telefonate di Gabriele dirette verso la prefettura la mattina del 18 gennaio 2017. D’Angelo, alle 11.38, circa cinque ore prima della valanga, chiamò il Centro coordinamento soccorsi della prefettura per chiedere di liberare la strada e consentire agli ospiti dell’hotel di lasciare la struttura.