Il bilancio ufficiale dei morti nel terremoto che il 6 febbraio ha colpito la Turchia e la Siria ha sorpassato i 16.000, secondo fonti ufficiali e mediche, mentre continua il lavoro dei soccorritori in un freddo glaciale. Le vittime accertate in Turchia sono 16.035, 3.126 quelle in Siria, che portano il numero totale a 16.035. Le ricerche dei vivi intanto continuano, nonostante alle 04.17 (le 02.17 italiane) sia stata superata la soglia delle 72 ore di tempo dalla prima, principale scossa di magnitudo 7.8 del 6 febbraio del devastante terremoto: la soglia convenzionale di tempo ritenuta utile per ritrovare persone ancora in vita. Per l’esperto di catastrofi naturali Ilan Kelman, dello University College di Londra, citato dall’Afp, il 90% dei sopravvissuti vengono soccorsi entro quella finestra temporale, anche se ci sono eccezioni.
Le temperature glaciali della notte, come quella di Gaziantep, scesa a 5 gradi sottozero, rende la sopravvivenza ancora più difficile. I miracoli sono sempre possibili: “Ci sono situazioni differenti in cui ci sono stati dei salvataggi in vita veramente miracolosi e persone che sono sopravvissute in condizioni orribili” anche dopo 72 ore, spiega “, esperto di medicina d’emergenza dell’Università della California di San Francisco, citato dal Guardian. “Di solito si tratta di persone più giovani, che sono state fortunate abbastanza da ricavarsi una nicchia nelle macerie o di accesso ad aria respirabile e ad acqua”, aggiunge. Ci sono stati casi eccezionali, come quello di una donna di 80 anni in Giappone trovata viva dopo 9 giorni nella casa crollata nel 2011, o di una ragazza di 16 anni ancora viva dopo 15 giorni sotto le maceria di Port-au-Prince, a Haiti, dopo il terremoto devastante del 2010.