‘Fragolone’ agli ordini di Matteo: arrestata Rosalia Denaro

Gestiva cassa del clan, suo pizzino ha incastrato il boss FOTO-VIDEO

PALERMO – I carabinieri del Ros hanno arrestato, con l’accusa di associazione mafiosa, la sorella del boss Matteo Messina Denaro, Rosalia, madre di Lorenza Guttadauro, avvocato che, dal giorno del suo arresto, assiste il capomafia, e moglie di Filippo Guttadauro che ha scontato 14 anni per associazione mafiosa ed è tuttora in carcere al cosiddetto “ergastolo bianco”. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe aiutato per anni il fratello a sottrarsi alla cattura e avrebbe gestito per suo conto la “cassa” della “famiglia” e la rete di trasmissione dei ‘pizzini’, consentendo al capomafia di mantenere i rapporti con i suoi uomini durante la sua lunga latitanza. L’operazione che ha portato all’arresto di Rosalia Messina Denaro è stata condotta dal Ros, dai carabinieri del Comando provinciale di Trapani e dello squadrone eliportato dei Cacciatori di Sicilia. La misura cautelare è stata disposta dal gip Alfredo Montalto. Sono in corso decine di perquisizioni in provincia di Trapani.

[fvplayer id=”555″]

Le indagini dei carabinieri hanno svelato come la donna eseguisse alla lettera gli ordini del fratello che le spiegava anche con dei disegni, passo passo, come mantenere i contatti con i suoi uomini, come accertare la presenza di eventuali telecamere degli investigatori e distruggerle e quali segnali – lo straccio appeso alla finestra ad esempio – lanciare nel caso in cui temesse la presenza degli inquirenti. “Nel caso di Condor c’è qualcosa che non va, devi mettere questo segnale che ti allego al disegno 1. Conosci il posto. Metti a stendere uno straccio o più stracci, il colore non importa, io li ho dipinti di blu, ma può essere di qualsiasi colore – spiegava il capomafia alla donna in un pizzino ritrovato dal Ros -. Messo in quel posto Reparto (nome in codice, ndr) se ne accorge da lontano e non si avvicinerà ed andrà via. Naturalmente se accade ciò si perdono i contatti quindi devi essere sicuro che ci sia qualcosa che non va, non vorrei perdere i contatti per un falso allarme”. GUARDA LE FOTO

ROSALIA GESTIVA CASSA DEL CLAN. Rosalia ha avuto dunque un ruolo fondamentale nella gestione del flusso di denaro contante a disposizione della famiglia mafiosa. Decine i pizzini trovati con la contabilità del capomafia. Contabilità tenuta da Rosalia che eseguiva gli ordini del fratello e consegnava i soldi a una serie di soggetti, rendicontando puntualmente di anno in anno entrate e uscite. Alcuni appunti sono stati trovati in una botola nel sottotetto della casa di campagna: ‘pizzini’ tutti con oggetto nomi in codice, ordini e somme di denaro. In uno degli appunti il boss ricorda al destinatario l’esistenza di una grossa provvista (64.100 euro) e le spese già affrontate (12.400 euro). E impartisce a chi avrebbe ricevuto il messaggio l’ordine su quanto spendere per il periodo successivo (“per il prossimo periodo devi spendere di nuovo 12.400”). “Tale espressione – scrive il gip – rivela con certezza l’esistenza di un fondo riservato: il tenore dell’espressione deve lasciare certamente intendere che si tratta di somme da utilizzare non per il personale soddisfacimento di chi le aveva in custodia, ossia il destinatario del pizzino, ma assai verosimilmente doveva essere costui a sua volta a distribuire il denaro a terzi”. Natura della provvista, per i pm, è la “cassa”, “espressione oramai divenuta notoria con la quale le famiglie di Cosa nostra – continua il giudice – indicano la giacenza alimentata dai proventi illeciti di denaro in contanti, pronta a essere utilizzata, con cui l’articolazione o il mandamento mafioso fa fronte alle spese per i detenuti, per le loro famiglie, per gli onorari dei legali e più in generale per i bisogni degli associati”.

IL SUO ‘PIZZINO’ HA INCASTRATO IL BOSS. Ed è stato un appunto dettagliato sulle condizioni di salute di Matteo Messina Denaro, scritto dalla sorella Rosalia e da lei nascosto nell’intercapedine di una sedia, a dare agli investigatori l’input che ha portato, il 16 gennaio scorso, all’arresto del capomafia. Lo scritto è stato scoperto dai carabinieri del Ros il 6 dicembre scorso mentre piazzavano delle cimici nell’abitazione della donna. Il promemoria è stato fotografato e rimesso al suo posto. “La progressione investigativa che ha condotto allo storico risultato della cattura dell’ultimo grande stragista è stata originata da uno scritto, improvvidamente custodito, sebbene abilmente occultato, proprio da Rosalia Messina Denaro – si legge nella misura cautelare -. Il che dimostra che la donna era stata passo passo resa edotta dal latitante della scoperta della malattia e di tutti i successivi interventi chirurgici, avendo avuto probabilmente più volte occasioni per incontrarlo di persona e sincerarsi delle sue condizioni di salute”. Una parte del provvedimento è dedicata al racconto dei passaggi che hanno portato alla cattura del boss.

Il giorno della cattura del capomafia gli inquirenti, perquisendo l’appartamento di Rosalia, l’hanno trovato esattamente nello stesso posto in cui l’avevano scoperto. Era rimasto lì, segno che la sorella del capomafia continuava a ritenere sicuro il nascondiglio e non si è mai accorta della ‘visita’ dei carabinieri. “E’ dunque certo – spiega la Procura – che sia stata Rosalia ad annotare sul ‘pizzino’ di volta in volta la progressione della malattia, delle cure effettuate e delle condizioni fisiche del fratello; ed è altrettanto certo che la scelta di conservare un grezzo diario clinico di Messina Denaro ha di fatto consentito alla polizia giudiziaria di acquisire fondamentali e decisive informazioni sulla possibilità di localizzare il latitante”. Nel corso delle indagini sul ricercato, erano già emerse informazioni sulle sue malattie. Non quelle oncologiche che hanno portato al suo arresto, però. Grazie ad alcune intercettazioni, infatti, nel 2022, si intuì che il boss potesse soffrire di una riacutizzazione del morbo di Chron. Circostanza che aveva indirizzato gli inquirenti verso quel percorso diagnostico. La pista però non diede risultati. 

ROSALIA PUNTO DI RIFERIMENTO DEL CLAN. Rosalia Messina Denaro, scrive il gip nell’ordinanza, “è stata da decenni il punto di riferimento economico del capomafia ricercato e persona di assoluta fiducia del boss al quale garantiva non solo di fronteggiare le difficoltà e assicurarsi il sostentamento, non solo di sottrarsi all’esecuzione di pesantissime pene detentive per i reati più gravi e terribili commessi nella nostra storia repubblicana, non solo di gestire la riservatissima catena dei pizzini attraverso cui il capo provincia veicolava gli ordini mafiosi agli altri associati i sodali; ma anche consentire a Cosa nostra di avere un capo autorevole, di fregiarsi di avere un suo esponente apicale, ultimo stragista, ancora Iibero per il quale il protrarsi della latitanza continuava ad alimentarne la legenda (e quindi il naturale proselitismo che ne derivava e di cui si sarebbe potuta giovare l’intera associazione mafiosa)”. Nel provvedimento si sottolinea il ruolo non certo occasionale, ma certamente strutturato della donna “come dimostrato dal lungo pluriennale arco temporale cui i conteggi della ‘cassa’ sono riferibili e dalla costante opera di gestione rassegnata dalla Messina Denaro al fratello latitante con periodici resoconti delle spese e dei residui fondi a disposizione”. “Mi fai sempre lo spekkietto finale, così so quanto è la cassa”, si legge in uno dei pizzini trovati. “Assecondando i ritmi imposti dai continui e incessanti arresti che hanno flagellato e decimato la famiglia di sangue del latitante, Rosetta, nome in codice Fragolone (così la indicava il fratello nei biglietti ndr) ha negli anni svolto il ruolo può dirsi forse più affidabile: quello di referente per tutti gli affari di famiglia e quella di fedele detentrice del denaro contante”, conclude.

LA DINASTIA DEI MESSINA DENARO. Pur se sepolti dagli ergastoli e da centinaia di anni di carcere, indagati da sempre e per questo costretti a una maniacale cautela, non hanno mai abiurato la ‘fede’ mafiosa. Una Dinasty criminale quella dei Messina Denaro, storica famiglia mafiosa di Castelvetrano che oggi con l’arresto di Rosalia, sorella dell’ex latitante Matteo perde un altro pezzo. In principio fu don Ciccio, boss indiscusso del mandamento, morto in latitanza. Il suo corpo, pronto per la sepoltura, fu trovato il 30 novembre del 1998 per strada dopo una chiamata anonima alla polizia. Don Ciccio aveva quattro figlie femmine e due maschi. Dei maschi, l’erede designato al vertice della famiglia, Matteo, è stato catturato il 16 gennaio dopo una caccia lunga 30 anni. L’altro, Salvatore, il primogenito, scarcerato nel 2006 dopo avere scontato una condanna per mafia, è stato riarrestato con le stesse accuse nel 2010. Non è andata meglio alle figlie femmine e al resto della famiglia: sono in carcere Patrizia, condannata in via definitiva a 16 anni per associazione mafiosa e il marito Vincenzo Panicola; è morto in cella Rosario Allegra, marito di Giovanna ed è detenuto al 41 bis Gaspare Como, marito di Bice. Oggi è toccato a Rosalia.

 

scroll to top