VIAGRANDE (CATANIA) – “La prevenzione strutturale sismica costa meno che ricostruire e risparmia vite umane. Se in Sicilia lo avessero saputo già 330 anni fa non avrebbero avuto migliaia di morti e macerie ovunque. Abituiamoci a convivere col rischio, riducendo la nostra vulnerabilità”. Così ha detto il ministro della Protezione civile e delle Politiche del mare, Nello Musumeci, intervenendo, a Viagrande, nel Catanese, a un convegno sul devastante terremoto che nel 1693 colpì la Sicilia orientale organizzato da Ance Catania, dagli ordini etnei degli architetti, dagli ingegneri, dal Collegio catanese dei geometri e dai geologi di Sicilia e dall’università di Catania.
In Sicilia sono 200 i Comuni sprovvisti di un piano della Protezione civile per fronteggiare terremoti, alluvioni e disastri causati dal dissesto idrogeologico, molti altri, invece, hanno ancora una mappatura non aggiornata. Sono i dati che fotografano una Sicilia dal costruito vetusto, che, ha affermato Musumeci, “in caso di terremoti o altre calamità naturali presenta un rischio elevato di gravi danni e ingenti perdite di vite umane”.
“Uno scenario comune a gran parte del Paese e di cui il governo Meloni ha preso atto, impegnandosi a fondo per garantire il diritto alla vita e alla sicurezza – ha aggiunto Musumeci – con il Pnrr e il Fondo sviluppo e coesione sono stati stanziati quasi 4 miliardi di euro per la prevenzione da destinare a regioni ed enti locali. Occorre, però, una semplificazione delle procedure e una programmazione degli interventi. In questo senso, il dialogo con protezione civile, professionisti e costruttori sarà certamente proficuo. Conoscere le reali condizioni di rischio in cui si vive, sia per morfologia del territorio sia per caratteristiche dell’immobile contribuirà a mettere in campo azioni efficaci, quali la ristrutturazione, la demolizione o, in casi estremi, il cambio di domicilio”.