CATANIA – “Non la chiedo io una risposta, ma autorevolissimi magistrati, ai quali qualcuno dovrebbe darla. La domanda è: perché questi 12 anni di processo? E’ stato un processo illogico”. Così l’ex governatore della Sicilia ed ex leader del Mpa Raffaele Lombardo commenta a Catania la sentenza della Cassazione che ha giudicato inammissibile il ricorso della Procura generale di Catania contro la sentenza del 7 gennaio del 2022 che lo aveva assolto dalle imputazioni di concorso esterno alla mafia e di reato elettorale aggravato dall’avere favorito il clan Cappello.
L’ex presidente della Regione Siciliana, che si dimise dall’incarico di governatore dopo l’avvio dell’inchiesta, ha incontrato i giornalisti a Catania insieme con i suoi legali, l’avvocato Maria Licata e il professore Vincenzo Maiello. Lombardo si è detto “amareggiato” dalla vicenda giudiziaria, di aver assistito a un “continuo martellamento su fatti poi dimostratisi infondati dal punto di vista penale nel corso del dibattimento” e ha parlato di “una stampa che ha preteso di dettare l’agenda dell’azione giudiziaria”. “Non mi sento né felice, né liberato – ha spiegato – ormai è una cosa che resta dentro, non basta una sentenza per cancellare questa sensazione”.
“Ci furono articoli di stampa che il provvedimento di custodia cautelare era pronto, che era firmato, che era alla firma del procuratore dell’epoca. Io avevo preparato la lettera di dimissioni da presidente della Regione – continua Lombardo -. Eravamo nel marzo-aprile del 2010. Poi, a smentire la notizia fu il procuratore. Era all’ordine del giorno l’ipotesi. Non so cosa sia successo. Certo è possibile che ci fosse allora la volontà di arrivare fino in fondo rispetto a questa richiesta di misure cautelari. E siccome questo provvedimento fu avversato da chi di competenza probabilmente, allora si sarà ricorso ancor prima alla scorciatoia dello sputtanamento giornalistico”.
“Traggo dalla prima sentenza della Cassazione (che aveva annullato con rinvio una prima sentenza della Corte d’appello, ndr) – ha aggiunto Lombardo – un aggettivo che io ritengo si debba applicare a questo processo: illogico. Sembra incredibile, ma io credo che lo sia stato perché ho la presunzione di sostenere che ci sono, e sono pronto a ricredermi su questa mia affermazione, pochi uomini politici o amministratori che hanno inferto alla mafia danni più cospicui di quelli che gli ho inferto io. E a proposito di voto di scambio o di corruzione elettorale – ha osservato l’ex governatore della Sicilia – è negli atti del processo che la mafia ha votato per altri uomini politici e per altri partiti piuttosto che per me”.
“Sono arrivati tanti collaboratori di giustizia. Inattendibili, ma sono stati portati nel processo. La ‘torta’ non è che la confezionano i magistrati. Gliela portano. Io credo che gli ultimi tre collaboratori di giustizia che sono intervenuti nel secondo appello siano stati importanti per indurre i giudici ad assumere la decisione che poi hanno assunto nella seconda sentenza di appello – ha continuato l’ex governatore -. Chi ha detto loro di venire a raccontare la favoletta? Qualcuno glielo avrà detto. Un magistrato chiaro che li deve interrogare e li deve portare in udienza. Ma qualcuno li ha imbeccati. E vi ricordo che non c’è persona che può entrare in presidenza che non lascia i documenti, che non viene ripresa dalle telecamere”.
Lombardo, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se fosse ‘disponibile’ per le amministrative del prossimo maggio a Catania, ha detto: “Resto un uomo caratterizzato dalla propria storia e penso che ci saranno delle ripercussioni di carattere politico. Questo processo ha deviato il corso della storia siciliana. Alla fine della prossima settimana gli autonomisti catanesi faranno un congresso e là uscirà un candidato sindaco autonomista. Non sarò io. Personalmente darò una mano politicamente: ma spazio ai giovani”.