TRAPANI – I carabinieri del Comando Provinciale di Trapani hanno arrestato due persone per scambio elettorale politico mafioso. Si tratta di Michele Buffa, consigliere comunale di Petrosino, per il quale sono stati disposti i domiciliari, e di Marco Buffa, già coinvolto in inchieste di mafia, per cui il gip ha deciso il carcere. Il provvedimento nasce dalle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro che hanno portato, lo scorso 6 settembre, all’arresto di 35 persone indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, droga, porto abusivo di armi e gioco d’azzardo aggravati dal metodo mafioso.[fvplayer id=”567″]
Marco Buffa, già condannato per associazione mafiosa in via definitiva e per aver favorito la latitanza dei boss del mandamento di Mazara del Vallo, e arrestato dai carabinieri a settembre, avrebbe procurato voti al candidato al consigliere comunale di Petrosino, in cambio di soldi e dell’impegno del politico ad agevolare i clan. L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, nell’aprile del 2022, durante la campagna elettorale per le elezioni comunali a Petrosino, si sarebbero svolti incontri tra il mafioso e alcuni candidati. Marco Buffa avrebbe svolto una vera e propria campagna elettorale in favore dell’aspirante consigliere Michele Buffa anche accompagnandolo a casa dei potenziali sostenitori, soprattutto nei quartieri popolari. In cambio avrebbe avuto soldi, promesse di impiego nei lavori socialmente utili per sé e per altri mafiosi e assicurazioni di assunzioni di amici nell’azienda dove lavorava il candidato sponsorizzato.
Nonostante conoscesse benissimo il calibro criminale di Marco Buffa, condannato a 16 anni per mafia e da lui denunciato per estorsione, “Michele Buffa (candidato ed eletto al consiglio comunale di Petrosino ndr) ha stretto accordi elettorali delegandogli il compito di raccogliere voti in suo favore, dietro pattuiti compensi – scrive il gip che, accogliendo la richiesta dei pm Piero Padova e Francesca Dessì, ha disposto il carcere per Marco Buffa e i domiciliari per Michele Buffa -. Come quello di assumere una volta divenuto consigliere comunale, lavoratori dipendenti nella sua società cooperativa o di assumere lo stesso Buffa come addetto ai lavori socialmente utili per il Comune”.
Così il boss Marco Buffa rimproverava affettuosamente il consigliere comunale Michele Buffa appena eletto grazie ai suoi voti: “Lo so che sei a posto, cioè della Giunta tutti hanno ringraziato all’infuori di te”. L’inchiesta svela i pesanti condizionamenti del voto da parte di Cosa nostra. Marco Buffa, condannato a 16 anni per mafia, sosteneva il candidato sindaco Anastasi, che poi ha vinto le elezioni, e avrebbe stretto un accordo con Michele Buffa, aspirante consigliere comunale della stessa lista del primo cittadino. In diverse intercettazioni si comprende che in cambio dell’appoggio elettorale Buffa ha ottenuto garanzie di assunzioni di amici nella cooperativa in cui lavorava il politico e per sé nei servizi sociali del Comune. “Minchia… vero… mi sono dimenticato a dirtelo questa mattina, sì ci ho parlato, o domani o dopo domani lo chiama tuo genero, vedi cosa ti dovevo dire, diglielo a tuo genero se non è domani dopodomani lo chiamano”, diceva il mafioso all’amico, condannato per estorsione e traffico di droga, assicurandogli l’assunzione del genero.
“Mi servono 50 euro per fare la spesa che siamo a digiuno”: diceva una donna al mafioso al telefono. “Lo so vita mia, quando posso, faccio questo e altro”, assicurava Buffa che già in passato aveva provveduto ad aiutarla. L’elettrice gli aveva appena assicurato che non avrebbe mai votato la candidata a sindaco avversaria di Giacomo Anastasi, il politico sostenuto dal boss. “Io fino a cinque voti, è sul sicuro”, garantiva la elettrice che gli aveva chiesto aiuto. “Se io sono aiutata potrei andare da mia cugina e altri due tre voti. State più che tranquilli che mia cugina, se sa chi c’è non mi dice di no”, spiegava riferendosi al fatto che la parente non si sarebbe rifiutata sapendo che dietro c’era Buffa.
Nell’inchiesta è indagato anche il presidente del consiglio comunale, Leonardo Caradonna. “Buffa, verosimilmente, aveva stretto un accordo anche con Caradonna, al quale l’associato mafioso ricordava i termini del patto – scrive il gip nella misura cautelare -; o comunque si comprendeva che lo stesso Caradonna fosse perfettamente consapevole dell’esistenza di un accordo fra Marco Buffa e Michele Buffa in forza del quale il primo aveva svolto un vero e proprio lavoro per conseguire un risultato utile”.
I carabinieri hanno eseguito due perquisizioni domiciliari e notificato avvisi di garanzia, sempre per scambio elettorale politico-mafioso, nei confronti di un altro rappresentante del consiglio comunale di Petrosino, anche lui sospettato di aver preso i voti dei clan, e di una persona che avrebbe assicurato comunicazioni riservate agli indagati.