LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Un barchino di 7 metri è affondato, la notte scorsa, in area Sar italiana. Quarantasei i migranti, compresi sette minorenni e 13 donne, salvati da una motovedetta della guardia costiera. Vi sarebbero tre dispersi, tra cui la mamma di un neonato. Il piccolo si chiama Ismaele e ha circa 6 mesi: visitato e tenuto sotto controllo da un pediatra, sta abbastanza bene. A prendersi cura del bambino, dedicandogli attenzione e affetto, anche i poliziotti che sono in servizio all’hotspot di Lampedusa che stanno cercando di ricostruire e approfondire le origini di quella che, di fatto, è l’ennesima famiglia distrutta.
Le forze dell’ordine si sono prodigate per capire se fra i 46 migranti soccorsi vi fosse un familiare del bambino. In serata, la conferma: all’hotspot di contrada Imbriacola non c’è, fra i superstiti del naufragio, come si era sperato, il padre che potrebbe essere rimasto in Tunisia. A quel punto è stata informata la Procura dei minorenni presso il tribunale di Palermo. In primissima battuta, l’idea era quella di collocare il bambino in una struttura idonea. Ma la storia di Ismaele ha fatto il giro del mondo e dopo che sono arrivate tante disponibilità per un affido temporaneo è proprio su quest’ultima ipotesi che si sarebbe deciso di puntare. Per lui si è innescata una gara di solidarietà che vede coinvolti una dottoressa in servizio al pronto soccorso del poliambulatorio dell’isola, una famiglia di lampedusani che ha già 4 bambine, ma anche diversi residenti al Nord.
Secondo la ricostruzione sin qui effettuata, il barchino di metallo di 7 metri si è ribaltato perché i 49 migranti che vi erano a bordo si sono all’improvviso spostati tutti verso la motovedetta Cp319 della Guardia costiera che li stava soccorrendo. Movimenti azzardati che hanno fatto perdere la stabilità al barchino, uno dei tanti in metallo mal saldato che faticano a stare galla e che il procuratore di Agrigento Salvatore Vella ha già definito “bare galleggianti”, che è subito colato a picco. Per i militari della Guardia costiera avrebbe dovuto essere un salvataggio ordinario. Agganciata l’imbarcazione, cercando di tranquillizzare tutti i migranti, sono stati subito trasbordati i bambini – e fra questi il piccolo Ismaele -. Poi si doveva procedere con tutti gli altri, ma in 39 sono caduti in acqua. Trentasei sono stati subito ripescati e tre, fra cui la mamma del piccolo Ismaele, sono scomparsi, annegando, fra le onde del canale di Sicilia.
Sul molo Favarolo, a mezzanotte e mezza, sono stati sbarcati 46 dei 49 che erano partiti da Sfax. Le ricerche dei dispersi, ad opera di Guardia costiera e Fiamme gialle, vanno avanti. Nei giorni scorsi erano stati 4 i barchini che, nel giro di neanche 10 ore, si erano ribaltati: 2 i cadaveri che vennero subito recuperati e 17 i dispersi. Mercoledì 26, la Guardia costiera ha recuperato, al largo delle Pelagie, le salme di due donne che furono ritenute vittime dei naufragi di due giorni prima.
Intanto proseguono gli sbarchi. Sono stati 299 i migranti sbarcati (compresi i 46 naufraghi) fino all’alba a Lampedusa dove ieri ci sono stati 12 approdi con un totale di 611 persone. Sui barchini agganciati durante la notte c’erano gruppi di 48 (3 donne e 2 minori), 46 (13 donne e 7 minori), 42 (10 donne e 8 minori), 45 (6 donne e 2 minori), 36 (9 donne e 3 minori) e 82 (8 donne). I primi 5 natanti sono partiti da Sfax in Tunisia, mentre l’ultimo da Sabratah in Libia. Tutti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove all’alba c’erano 2.242 ospiti a fronte di 380 posti disponibili. Struttura che resta sovraffollata nonostante negli ultimi due giorni, con traghetti di linea, navi ed aerei militari, vengono quotidianamente trasferiti un migliaio di persone.