“Adesso che una forte scossa ha ricordato a tutti la vulnerabilità del nostro territorio, a dura prova nei secoli, qualcuno si ricorderà dell’assurda classificazione di Catania e di gran parte della provincia etnea in fascia sismica 2. Così la Regione nega fondi necessari al consolidamento di infrastrutture e di edifici, pubblici e privati. Così la politica condanna Catania alla paura”. Enza Meli, segretaria generale della Uil di Catania, ricorda “la battaglia condotta dalla nostra organizzazione sin dal congresso del 2018 quando sollecitammo la riparazione di un torto: l’esclusione dalla prima fascia di rischio e dalle relative misure di sostegno, pur essendo classificata da tutti gli esperti tra le province maggiormente esposta al pericolo di eventi devastanti. Da allora a oggi, malgrado i ripetuti segnali raccolti dai sismografi e le sollecitazioni degli esperti, nulla è cambiato mentre i rappresentanti di questa provincia nelle istituzioni politiche hanno brillato, tranne qualche eccezione, per un cinico e imbarazzante disimpegno. La Regione, intanto, ha rivisto nella precedente legislatura la classificazione di rischio lasciando in fascia 2 la nostra provincia, con la sola eccezione di quattro comuni”.
Meli lancia la sfida a “parlamentari ed esponenti di governo, nazionali e regionali, perché prendano posizione. Ci spieghino perché Catania dovrebbe restare in fascia 2, a differenza di molta parte del resto di Sicilia. Vorremmo, peraltro, ricordare come appena un anno fa assieme alla segretaria generale della Uil Sicilia, Luisella Lionti, denunciammo all’opinione pubblica l’incredibile penalizzazione vissuta sulla propria pelle dai catanesi e all’allora presidente della Regione chiedemmo di ascoltare, se non le ragioni della Uil, almeno quelle della Scienza. Fu un appello lanciato dopo altro terremoto registrato al largo della costa ionica e sulla base dell’autorevole analisi del professore Carmelo Monaco, che aveva ricordato gli studi sulla faglia Alfeo-Etna e sottolineato la riattivazione di quella enorme struttura sismogenetica”.