Prima un sibilo, poi le ferite, la paura, la fuga. L’interprete che non risponde più al telefono e la scoperta, solo più tardi, che lui non ce l’ha fatta. “Una sofferenza atroce”. Corrado Zunino, inviato di Repubblica, è rimasto ferito “da cecchini russi” vicino a Kherson, nel sud dell’Ucraina, mentre il suo collaboratore e “grande amico” Bogdan Bitik, centrato in pieno da un proiettile russo, è stato ucciso: lascia una moglie e un figlio. La notizia è piombata sulla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che riuniva a Roma la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani con gli omologhi di Kiev. Zunino è rimasto ferito “ma sta bene ed è seguito dalla nostra ambasciata a Kiev”, ha assicurato subito il titolare della Farnesina, mentre il collega Dmytro Kuleba dal palazzo dell’Eur ha immediatamente chiamato le forze armate del suo Paese: “Sono entrate in contatto con il giornalista e faranno tutto quello che possono per aiutarlo”, ha garantito.”Ai russi non interessa se sei russo, italiano o ucraino, loro semplicemente sparano”, è stata l’amara constatazione del ministro di Kiev.
Ma a raccontare la dinamica dell’accaduto, dall’ospedale di Kherson dove è ricoverato, è stato lo stesso Zunino, 57 anni. Prima con un breve post su Twitter, dove ha espresso il suo “dolore infinito” per la perdita di Bogdan, il suo fixer, una figura cruciale per ogni inviato di guerra, più di un interprete, più di una guida, la persona con cui si condividono dubbi, scelte, paure, rischi. Eravamo “in viaggio da Kherson verso Odessa”, ha scritto Zunino nel tweet. “Sto bene, ho una ferita alla spalla destra, sfiorata dal proiettile che ha centrato il mio grande amico Bogdan. Credo sia morto, all’inizio del Ponte di Kherson. Un dolore infinito. Avevo il giubbotto con la scritta Press”, ha proseguito, quando la sorte del fixer non era stata ancora confermata.
Altri dettagli li ha poi forniti per telefono alla sua redazione: “Abbiamo passato tre check-point, Bogdan ha parlato con i militari ucraini e ci hanno fatto passare senza problemi. Non era una zona di combattimenti. Poi siamo stati colpiti, ho sentito un sibilo e ho visto Bogdan a terra, non si muoveva, ho strisciato fino a togliermi dalla fila del fuoco. Ho corso fino a quando non ho incrociato un’auto di un civile. Ero pieno di sangue, mi sono fatto portare fino all’ospedale di Kherson. Ho quattro ferite ma sono stato curato perfettamente. Ho provato più volte a chiamare Bogdan, non rispondeva. Era un mio grande amico, è una sofferenza atroce”, ha ripetuto l’inviato italiano una volta saputo della sorte del suo collaboratore.
Il sito di Repubblica ha pubblicato anche la foto del giubbotto antiproiettile di Zunino – e della piastra interna forata dal colpo – che è stato poi “sequestrato dalla polizia”. “Entrambi hanno lavorato a lungo sul conflitto in Ucraina”, ha aggiunto Repubblica.it, spiegando che “per il momento è difficile recuperare il corpo di Bitik a causa della presenza dei cecchini”. Messaggi di solidarietà sono arrivati da tutto il governo, dal mondo politico e da molti colleghi a Zunino e al direttore di Repubblica, Maurizio Molinari.