CATANIA – Prima il furto dell’auto, commesso in 20 secondi, e poi l’estorsione al proprietario, attraverso un intermediario a cui pagare il riscatto per la sua restituzione. E chi non versava il pizzo richiesto non rivedeva più la sua macchina, che veniva immessa nel mondo del riciclaggio. Era la tecnica del ‘cavallo di ritorno’ di uno “strutturato e organizzato” gruppo criminale di Catania sgominato dai carabinieri del comando provinciale etneo.
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Un altro filone d’inchiesta parallelo ha permesso di disarticolare, con altri 18 arresti, un’organizzazione che, con ai vertici un presunto esponente del clan Cappello, gestiva un traffico di droga che alimentava diverse piazze di spaccio. In comune le due bande criminali avevano la logistica: un autonoleggio in cui si tenevano incontri, accordi e pagamenti sulle attività illecite. Complessivamente, nell’operazione ‘CarBack’ sono state arrestate 68 persone: 51 sono state condotte in carcere e 17 poste ai domiciliari. Altre 20 sono indagate in stato di libertà.
Al gruppo che si occupava dei ‘cavalli di ritorno’ la Dda di Catania contesta 54 furti d’auto, commessi da tre ‘batterie’ di ladri, e 33 estorsioni. Tra gli arrestati anche un presento appartenente al clan dei Cursoti milanesi. Prima di essere rubata l’auto veniva ‘bonificata’ dalla ‘batteria’ in azione per avere la certezza dell’assenza di dispositivi gps che ne potessero permettere la localizzazione. Del gruppo, contesta la Procura, avrebbero fatto parte anche alcuni intermediari che venivano contattati dalle vittime, direttamente o da conoscenti, per fare avviare l’iter per la restituzione del mezzo.
Il prezzo del riscatto variava tra 300 e 1.500 euro in base al modello e alle condizioni dell’auto e al numero di persone intervenute. Tredici proprietari di auto che hanno negato di avere pagato una tangente per riavere la loro auto sono stati denunciati per favoreggiamento personale. Se l’estorsione non fosse andata a buon fine, trascorsi tre giorni dal furto, le auto rubate venivano ‘cannibalizzate’ e destinate alla ricettazione.
L’inchiesta sul traffico di droga, in cui sono complessivamente indagate 30 persone, ha riguardato indagini dei carabinieri su acquisto e vendita di cocaina per piazze di spaccio, come quelle attive nei rioni Librino e San Giorgio, con un volume d’affari complessivo giornaliero di oltre 1.000 euro ciascuna. Da intercettazioni sono emerse contrattazioni riguardanti ingenti quantitativi di cocaina, venduta all’ingrosso a circa 42.000 euro al kg e consegnata ai grossisti in vari punti della città per essere evidentemente destinata al rifornimento di altre piazze di spaccio presenti a Catania e a Nicolosi e nelle province di Siracusa, Palermo e Trapani.
“Quello dei furti d’auto pone Catania tra le prime città in Italia – il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, il colonnello Rino Coppola -. E’ un record negativo molto impattante tra la popolazione, ma questa indagine ha permesso di scoprire 54 casi e, soprattutto, ha portato alla denuncia di 13 persone per favoreggiamento, che fa capire come sia importante denunciare. I carabinieri hanno fatto il loro lavoro, adesso tocca ai cittadini denunciare”.