CATANIA – La prima sezione penale del Tribunale di Catania ha condannato a sei anni di reclusione per associazione mafiosa aggravata dall’uso dell’armi e dall’essere transnazionale il nigeriano Benedict John, di 32 anni. L’uomo era tra i 28 fermati, il 25 luglio del 2020, dalla Squadra mobile di Catania nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia contro una confraternita cultista dei “Maphite”, un’organizzazione criminale transnazionale con sede in Nigeria e basi nei Paesi europei e in diverse regioni italiane. Con l’operazione la Dda ritenne di avere decapitato la cellula operativa siciliana “Family light house of Sicily”.
La maggior parte degli indagati ha fatto accesso al rito abbreviato, mentre John, assistito dall’avvocato Gianni Cavallaro, e un altro imputato, hanno scelto il rito ordinario. Il gip di Catania aveva separato le due posizioni inviandole una a Palermo e l’altra a Messina per incompetenza. Il gip della Città dello Stretto, dove è approdato il caso di John, ha sollevato la questione territoriale alla Cassazione, che ha rimandato il fascicolo a Catania. L’inchiesta era nata dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che apparteneva a un’altra associazione, “The Supreme eiye confraternity”.
Le indagini, durate poco più di un anno, coordinate dalla procura distrettuale etnea e condotte dalla squadra mobile si sono avvalse delle intercettazioni telefoniche su un centinaio di utenze. Grazie alla collaborazione di interpreti esperti si è ricostruita l’organizzazione mafiosa fortemente gerarchica che consentiva l’ingresso solo dopo un rito di affiliazione. Le riunioni segrete erano proseguite anche nel periodo del lockdown durante l’emergenza Covid. L’organizzazione che si era radicata in Sicilia nel 2016 poteva contare su ramificazioni di altri affiliati in diverse parti d’Europa. L’articolazione siciliana dei “Maphiste” non risultava tuttavia presente solo a Catania, ma in diverse zone della Regione, precisamente a Caltanissetta, Palermo e Messina.