CATANIA – L’hanno chiamata “Carback”, l’operazione dei carabinieri di Catania che ha portato all’arresto di 68 persone ed alla denuncia di altre 20. Tutti, a vario titolo, sono accusati di associazione mafiosa, droga ed estorsioni con il metodo del “cavallo di ritorno”, sistema utilizzato rubando l’auto e chiedendo al proprietario una somma per riaverla indietro.
[fvplayer id=”721″]
All’indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno preso parte 400 militari dell’Arma. Gli arresti sono stati eseguiti nel capoluogo etneo, a Siracusa, Agrigento, Pavia e Vibo Valentia. Individuate due associazioni criminali con base operativa nel quartiere catanese di San Giorgio: la prima dedita alla commissione di un numero impressionante di furti di autovetture, la maggior parte delle quali era destinata ad essere oggetto di “estorsione con il metodo del cavallo di ritorno”, la seconda dedita al traffico di cocaina. Tra gli arrestati figurano appartenenti ai clan mafiosi Cappello e Cursoti milanesi. Ben 113 i capi di imputazione che vengono contestati agli indagati.
Le investigazioni hanno documentato come, meticolosamente organizzati in 3 “batterie” ciascuna con una competenza territoriale ben precisa, gli indagati avessero affinato tecniche per rubare un’auto in appena 20 secondi. Altri indagati svolgevano, invece, il ruolo di mediatore con i proprietari dei mezzi rubati per concordare la restituzione del mezzo dietro versamento di un “riscatto”, di importo variabile tra i 500 e 1500 euro. Nel filone di indagine relativo agli stupefacenti è stato accertato un ingente traffico di cocaina con partite di droga, acquistate al prezzo di 42mila euro al chilo, che rifornivano fiorenti piazze di spaccio site nei quartieri catanesi di Librino e San Giorgio, ma anche a Nicolosi, Siracusa, Trapani e Palermo.