CATANIA – Le troiane di Monica Felloni ballano i Rolling Stones. In giacche bianche sporche di verde Matilde-Ecuba, Anna-Cassandra, Irene-Andromaca e gli altri giovani attori del liceo Spedalieri urlano in un coro greco lo strazio della guerra raccontato 2.400 anni fa da Euripide e riportato in scena a Catania dall’associazione Nèon all’Istituto Ardizzone Gioeni.
“A chi dovrò fare da schiava? Dovrò servire lo sporco ingannatore Ulisse?”, si chiede la moglie di Priamo catturata dai nemici. I ragazzi invadono il sottopalco come folate, danzano selvaggiamente e intonano lamenti funebri. Per tutto l’anno si sono preparati a questo momento e finalmente davanti al pubblico scatenano i movimenti primordiali di una coreografia che la regista concentra sempre sui corpi, esattamente come aveva fatto 12 mesi fa nello stesso cortile rappresentando Antigone e Prometeo.
L’appuntamento con le tragedie di Nèon dunque si ripete, di nuovo sotto la direzione artistica di Piero Ristagno e con l’aiuto alla regia di Manuela Partanni, e anche stavolta lo spettacolo è doppio: prima i “classici” dello Spedalieri, poi gli “scientifici” del Boggio Lera, impegnati la sera successiva nell’Agamennone di Eschilo. Qui sono tutti in giacca nera, più solenni ma anche pronti a rimbalzare sui drappi e a formare catene umane rotolanti per esprimere l’orrore della strage compiuta da Eugenia-Clitennestra al ritorno da Troia del marito Alessandro-Agamennone.
“L’altro giorno – dice Monica Felloni, che tra le due scuole ha diretto in totale una sessantina di ragazzi – mi sono chiesta: a cosa servo io? A cosa serve il teatro? Le risposte arrivano a ondate ed emergono dalle stesse profondità, dalle stesse ataviche necessità degli spettatori come dei giovani attori in scena. Io non so investire in borsa, so investire su di loro, su questo”.
(foto di Luca Di Prato)