PALERMO – Il reddito delle famiglie siciliane nel 2022 è cresciuto del 5,6%, ma l’elevato tasso di inflazione ne ha determinato una contrazione dell’1,3% in termini reali. I consumi hanno proseguito la ripresa avviata nel 2021; i rincari e il deterioramento del clima di fiducia, hanno impedito il pieno recupero rispetto al periodo pre-pandemia. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sull’andamento dell’economia siciliana, presentato oggi nella sede di Palermo della Banca d’Italia.
L’aumento dei prezzi ha avuto ripercussioni più consistenti sulle famiglie meno abbienti, il cui paniere di spesa è composto in misura maggiore dai beni e dai servizi che hanno subito i rincari più elevati. La crescita dei finanziamenti alle famiglie è proseguita sia per il credito al consumo sia per i prestiti per l’acquisto della prima casa. A seguito dell’aumento dei tassi di interesse, nella seconda parte dell’anno, le nuove erogazioni di mutui sono diminuite.
OCCUPAZIONE IN CRESCITA. Nel 2022 l’occupazione ha continuato a crescere anche se in misura insufficiente a riassorbire completamente gli effetti della pandemia. Solo nel settore dell’edilizia – cresciuto grazie anche al notevole incremento dei bandi pubblici e alla connessione con l’esecuzione del Pnrr – il numero degli occupati è risultato superiore a quello del 2019. L’incremento del tasso di occupazione si è associato a una diminuzione di quello di disoccupazione che rimane però a livelli doppi rispetto alla media nazionale.
LE IMPRESE. L’andamento del settore imprese è stato eterogeneo tra i settori produttivi: alla stagnazione dell’industria si è contrapposta la crescita dell’edilizia e quella del terziario. Nell’industria la ripresa che aveva caratterizzato il periodo post-pandemico ha progressivamente perso vigore dall’estate, nonostante l’incremento delle importazioni. Inoltre, l’attività di investimento si è mantenuta debole. La crescita dei costi di produzione, già dal 2021, si è intensificata nel 2022 sospinta dai ricavi energetici. Nelle costruzioni l’espansione è stata trainata soprattutto dal reparto edilizia residenziale che ha ancora beneficiato dello stimolo fiscale per la riqualificazione e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.
“L’economia in Sicilia cresce come in Italia, con un andamento che non è uniforme temporalmente e nemmeno per settori. La crescita ha consentito di recuperare quasi completamente la perdita di prodotto connessa con la pandemia”, spiega Emanuela Alagna, direttore della sede palermitana della banca d’Italia. Dopo la robusta crescita della prima parte del 2022 – è scritto nel rapporto – l’economia siciliana ha comunque rallentato, condizionata dal portarsi delle tensioni geopolitiche, dal forte aumento dell’inflazione (l’aumento dei prezzi al consumo in Sicilia) e dal peggioramento delle condizioni di finanziamento. Secondo l’indicatore trimestrale dell’economia regionale, nel 2022 l’attività economica in Sicilia è aumentata del 3,7 per cento, in linea con la media nazionale.
NEL 2022 PICCO DI INFLAZIONE. A fine del 2022 in Sicilia l’inflazione su dodici mesi, misurata dall’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività, si è attestata al 14,2 per cento, vicina al picco massimo raggiunto a ottobre. L’aumento dei prezzi, che ha interessato tutte le voci di spesa, è stato sostenuto soprattutto, dai prodotti alimentari (che hanno contribuito alla variazione per 3,2 punti percentuali) e dalle spese per l’abitazione e le utenze (8 punti). Quest’ultima componente di spesa include energia elettrica e gas, i cui prezzi al consumo sono più che raddoppiati rispetto all’anno prima. Anche la voce di spesa relativa ai trasporti e quella per i servizi ricettivi e di ristorazione hanno fornito un contributo significativo. Nei primi mesi di quest’anno l’inflazione si è ridotta, pur rimanendo su livelli elevati nel confronto storico. A marzo del 2023 in Sicilia l’indice dei prezzi risultava in crescita dell’8,3 per cento sui dodici mesi.
NEL 2022 MUTUI PER DUE MILIARDI. In Sicilia nel corso del 2022 sono stati erogati mutui per due miliardi “un valore particolarmente elevato nella storia”, spiegano da Banca d’Italia. Le nuove erogazioni a tasso variabile sono tornate a crescere anche se il 60% è ancora stipulato con tasso fisso. I mutui sono cresciuti per la clientela più giovane, si sono ridotti per le altri classi di età. Nel 2023 è previsto un incremento di circa 3 punti percentuali dei tassi di interesse rispetto al dato del 2022, l’impatto sulle famiglie con mutui a tasso variabile è stimato in una crescita di circa un quinto della rata attuale ovvero circa 120 euro al mese.