Il disturbo del linguaggio rappresenta una condizione frequente in età prescolare. Fa parte dei disturbi del neurosviluppo ed è caratterizzato da un ritardo in uno o più ambiti dello sviluppo, in assenza di problemi cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e di importanti carenze socio-ambientali. Nonostante lo sviluppo linguistico abbia una grande variabilità nei primi 3 anni di vita, normalmente intorno all’anno compaiono le prime parole e a 2 anni il bambino generalmente possiede un vocabolario di circa 100 parole e forma le prime frasi (combinazioni di due parole es. “mamma acqua” per “mamma voglio l’acqua”, spesso associate a gesti). Intorno ai 2 anni e mezzo si assiste a una vera e propria esplosione del vocabolario: il numero di parole aumenta in breve tempo e il bambino inizia a produrre frasi di tre o più parole che via via diventano più complesse.
L’età di tre anni rappresenta una sorta di spartiacque tra i bambini cosiddetti “parlatori tardivi” e i bambini con un probabile disturbo del linguaggio. Nel 5-7% della popolazione il disturbo persiste dopo i 3 anni e, in questi casi, è raro che prima dell’età scolare si verifichi un recupero spontaneo delle abilità linguistiche attese per l’età cronologica. Per questo, anche se la diagnosi può essere fatta ai 4 anni, è bene che la presa in carico sia tempestiva, in modo particolare se si segnalano difficoltà comunicative e di comprensione. Proprio in considerazione dell’importanza di eventuali campanelli d’allarme: oltre 120 bambini della scuola materna di Lampedusa sono stati coinvolti nello screening logopedico gratuito organizzato dall’Asp di Palermo nella maggiore delle Pelagie. L’iniziativa, che fa seguito allo screening visivo pediatrico effettuato nella stessa isola, si pone l’obiettivo di valutare e verificare, in un momento della crescita in cui è possibile intervenire con maggiore efficacia, i disturbi del linguaggio che possono determinare successivi disturbi specifici dell’apprendimento.