Le condizioni di Matteo Messina Denaro si sono aggravate. Nel carcere de L’Aquila si sta valutando la possibilità di un ricovero in ospedale del boss che ha compiuto da poco 61 anni. Il capomafia ha un tumore al colon ed è rinchiuso al 41 bis, dove viene sottoposto a chemioterapia. Messina Denaro è già stato all’ospedale San Salvatore per esami che era impossibile svolgere in carcere. Adesso potrebbe essere sottoposto alla terapia del dolore.
“Non c’è stato nessun peggioramento sostanziale dello stato della malattia, nessun ricovero è in vista, la situazione è caratterizzata da un normale decorso di un malato oncologico”, spiega il professor Luciano Mutti, primario del reparto di Oncologia dell’ospedale de L’Aquila, a capo del team che ha in cura il boss. Con parole molto misurate, vista la delicatezza del caso e il grande riserbo che viene imposto alla vicenda, il professore sottolinea che non c’è quindi nessuna motivazione di allarme immediato per Messina Denaro. L’ex superlatitante prosegue le cure in carcere: in particolare si sottopone, nell’ambulatorio creato ad hoc per motivi di sicurezza, in una stanza del carcere di fronte alla sua cella, con regolarità a cicli di chemioterapia e terapia del dolore.
“Messina Denaro continua le cure, come del resto ogni altro paziente affetto da questa malattia – spiega ancora il professor Mutti -. Non posso che stigmatizzare la interpretazione data a certe mie dichiarazioni: ho solo detto come principio generale, che un paziente oncologico è soggetto nel suo percorso a ricoveri. Può accadere. Ma non è questo il caso. Non c’è motivo di pensare a un ricovero”. Secondo quanto si è appreso, il 61enne boss mafioso conduce una vita regolare, si muove, può mangiare tutto: naturalmente, compatibilmente al regime del carcere duro.
Intanto il pool della Procura di Palermo che indaga sui fiancheggiatori del boss ha depositato la richiesta di giudizio immediato per Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Ninfa Lanceri, la coppia che ospitò più volte a casa, a pranzo e a cena, il boss latitante Matteo Messina Denaro. Per i magistrati le prove raccolte sono più che sufficienti per dimostrare l’accusa di favoreggiamento aggravato dall’aver agevolato Cosa nostra e procurata inosservanza della pena in un processo.
La richiesta della Procura è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari, Antonella Consiglio. L’udienza per Bonafede e Lanceri è stata fissata il 10 luglio a Marsala. A inchiodare i due imputati sono state le riprese di alcune telecamere all’esterno dell’abitazione della coppia in via Mare 89, a Campobello di Mazara. Emanuele Bonafede è il fratello di Andrea, il dipendente del Comune di Campobello di Mazara, arrestato con l’accusa di essere il “postino” di Matteo Messina Denaro: avrebbe recapitato le ricette mediche che servivano al boss per sottoporsi alle cure necessarie per il tumore di cui è affetto.