L’anatomia patologica è una branca altamente specialistica della medicina che studia le malattie guardando attraverso il microscopio, ma non solo, organi, tessuti, cellule per distinguere innanzitutto i tessuti sani da quelli patologici. E’ negli ospedali un servizio fondamentale sia in campo medico che chirurgico e da questa dipende la terapia da impostare. Praticamente ogni organo o tessuto umano che sia stato prelevato durante un intervento chirurgico deve essere sottoposto a indagine anatomopatologica. Oggi, poi, l’anatomia patologica in campo oncologico e preventivo svolge un ruolo importantissimo con biopsie, esami istologici intraoperatori e citologia, compresa l’analisi molecolare di numerosi tumori. E’ un importante passo avanti quindi quello dell’ospedale di Lentini che ha adesso un proprio servizio di Anatomia Patologica con la sala per la diagnostica estemporanea all’interno dell’area del blocco operatorio che consente di avere l’esito dei prelievi istologici nell’immediatezza degli interventi chirurgici per tutte le branche e per quelle della Breast Unit, collegata alla Rete Multidisciplinare per il trattamento del tumore alla mammella.
Il direttore dell’Unità operativa complessa di Anatomia Patologica è Rosario Tumino, mentre il direttore del Dipartimento chirurgico e coordinatore della Breast Unit è Giovanni Trombatore. “La sala per le diagnosi estemporanee – spiega Tumino – è una stanza che abbiamo allocato opportunamente vicinissima alle sale operatorie, in cui sono state installate apparecchiature per prestazioni diagnostiche istopatologiche da espletare in corso di interventi chirurgici. Sulla base di questa valutazione che viene eseguita durante l’intervento, il chirurgo adatterà l’atto chirurgico più idoneo per il paziente. Nel caso della Breast unit la diagnosi intraoperatoria è un momento cruciale soprattutto per gli interventi sul linfonodo sentinella e per la chirurgia ricostruttiva della mammella. La valutazione negativa del linfonodo sentinella consente di evitare alla paziente lo svuotamento del cavo ascellare, mentre nel caso degli interventi ricostruttivi l’esame al criostato attesta che il tessuto su cui viene basata la ricostruzione è indenne da patologia tumorale residua”.