“Dopo l’aeroporto e i gravi problemi che maturano (qualcuno si è svegliato dal sonno) ecco un altro grave problema già da noi denunciato in tutte le salse, e ovviamente inascoltato, ovvero: non possiamo avere un hotspot a Catania”. La denuncia arriva da Tommaso Vendemmia, segretario provinciale del Siap Catania, che sottolinea come “l’ex hub vaccinale, gentilmente concesso dal Comune, è una discarica a cielo aperto, un posto impossibile da gestire, un’area vastissima senza un minimo di sicurezza e, dai pochi migranti, si sta via via passando a centinaia direttamente portati da Lampedusa che a sua volta riceve 1.500 persone al giorno”.
“Un’immensa task force e denari per tentare di stabilizzare la piccola isola con numeri accettabili – continua la nota del Siap -. Catania città di frontiera, inospitale e fantasiosa allo stesso tempo, con i suoi decennali problemi, si attrezza e forma una tendopoli che fa capire la sorte che ci aspetta. Nessun posto di ristoro per i poliziotti e le altre forze dell’ordine (appena sei unità) per vigilare, sotto il sole a 40° e magari senza acqua (se la comprino), ma cosa vigilano non si comprende. Qualche sera addietro, una maxi rissa, 50 giovani ‘stremati dagli sbarchi’ si prendono a botte, non si può intervenire, manca il reparto mobile, la sede catanese è vuota di uomini e mezzi, in questa città le volanti e gazzelle non bastano, fortuna che finisce come è iniziata”.
“Abbiamo scritto l’ennesima lettera al prefetto e al questore, ma senza intervento politico poco si potrà ottenere. Ma allora chiediamo al sindaco: perché non chiede al ministro della Difesa di inviare i militari per le vigilanze cosicché i poliziotti possano dedicarsi ad altro (basti pensare che l’ufficio minori e immigrazione non può sorreggere questo ritmo di lavoro), invece di chiedere militari per la movida? E dire che basterebbero due navi da crociera magari da 2.000 posti messe a Lampedusa per evitare tutto questo oltre i notevoli costi di uomini, mezzi e alberghi”.