AGRIGENTO – Il comandante di un peschereccio tunisino e tre membri dell’equipaggio sono stati fermati per pirateria marittima, reato, che prevede pene fino a 20 anni di reclusione, previsto dalla Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare di Montego Bay e dal codice della navigazione italiano. Le indagini hanno permesso di accertare che i pescatori tunisini si sono riciclati, dedicandosi alla più lucrosa attività di pirati, depredando i numerosi barchini in ferro che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani e asiatici.
Furti che mettono gravemente a rischio la vita dei migranti, che tentano di attraversare il Canale di Sicilia. La Procura di Agrigento ha già avviato un tavolo tecnico di approfondimento del fenomeno della pirateria nel Mediterraneo centrale con il comando generale delle Capitanerie di porto, con il comparto aeronavale della Guardia di Finanza e col mondo dell’accademia universitaria. Le informazioni acquisite nell’ambito di questa inchiesta sono state, infatti, condivise con i Paesi esteri interessati tramite i canali Interpol.
“L’arresto di un comandante di un motopesca tunisino e i tre componenti dell’equipaggio è la conferma di quanto sia fondamentale contrastare l’immigrazione irregolare anche a tutela degli stessi migranti che finiscono nelle mani di criminali senza scrupoli che ne mettono gravemente a rischio la vita”, ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “Il gravissimo episodio che emerge dalle indagini testimonia la pericolosità della rotta del Mediterraneo centrale e l’importanza dell’azione intrapresa da questo governo per contrastare i criminali che cercano di arricchirsi in ogni modo, anche garantendo un adeguato supporto operativo ai Paesi di partenza dei barchini – aggiunge il titolare del Viminale – il dovere di tutti gli Stati di agire insieme per sconfiggere questa piaga mondiale che riguarda i Paesi di origine, transito e destinazione delle vittime, per la maggior parte donne e bambini”.