PALERMO – L’attore Richard Gere sarà sentito il 6 ottobre come teste di parte civile al processo Open Arms. Il dibattimento, in corso a Palermo davanti al tribunale, vede imputato il ministro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere impedito illegittimamente lo sbarco di un gruppo di migranti soccorsi dalla nave della ong spagnola Open Arms ad agosto del 2019.
Richard Gere dovrà riferire sulle condizioni dei migranti a bordo della Open Arms. L’attore, che era in vacanza in Italia, affittò un’imbarcazione e il 9 agosto raggiunse la nave per rendersi conto dello stato di salute dei 147 migranti soccorsi e portò viveri e acqua ai profughi.
MATTEO SALVINI RESTA IN SILENZIO. Sceglie di essere presente all’udienza, ma resta in silenzio e fa sapere di non voler rilasciare dichiarazioni né sulle accuse a suo carico né sulle questioni oggetto del dibattito politico. Il ministro Matteo Salvini, imputato davanti al tribunale di Palermo di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per avere, dice la procura, illegittimamente negato l’autorizzazione allo sbarco a un gruppo di migranti soccorsi in mare dalla nave della ong spagnola Open Arms, ha ascoltato le deposizioni dei testi di parte civile: due componenti dell’equipaggio dell’imbarcazione catalana. Testimonianze fotocopia che hanno ripercorso le convulse operazioni di salvataggio svolte dal personale a bordo della Open Arms tra l’1 e il 9 agosto del 2019.
ONG, LA TESTIMONIANZA DEI VOLONTARI. “Per prima avvistammo una barca di legno sovraccarica, con a bordo 55 persone – ha spiegato ai giudici Francisco Gentico, volontario della ong -. Ci siamo avvicinati, ci hanno mostrato i bambini e abbiamo visto 15/16 donne e 20 minori. Nessuno era al comando del barcone che aveva il motore a un lato e girava in tondo – ha detto -. Non c’erano giubbotti di salvataggio, solo pneumatici e c’era molto caldo. Uno dei bambini non stava bene”. I profughi furono portati dunque sulla Open Arms. Poche ore dopo il secondo soccorso di un gommone mezzo sgonfio con a bordo 69 persone. “Le persone erano sui bordi con le gambe giù a penzoloni, c’erano due donne incinte e due bimbi, uno dei quali stava male”. Il racconto è proseguito con il resoconto del terzo salvataggio, avvenuto il 9 agosto. “Ricevemmo una segnalazione di una barca in zona Sar maltese. Il mare era agitato. La ricerca fu molto lunga. Poi la vedemmo: a bordo c’erano 39 migranti – ha spiegato – in maggioranza magrebini. I migranti stavano male, vomitavano e uno mostrava la gamba dicendo che l’avevano ferito con una pistola. Facemmo la stessa procedura delle altre volte, ma siccome il mare era mosso, in molti, tra cui anche noi soccorritori, ci sentimmo male. Ci dissero che avevano bevuto acqua di mare”. Identico il racconto dell’altro membro dell’equipaggio, Mauro Di Si.