CATANIA – Un’inchiesta sulle candelore della festa di Sant’Agata e presunti contatti sospetti con ambienti criminali è stata archiviata. Dalle indagini dei carabinieri di Catania non sarebbero emersi elementi perseguibili penalmente, ma la Procura ha inviato un’informativa alla prefettura. Su questo l’arcivescovo Luigi Renna, che rende nota la vicenda, ha avuto un’interlocuzione con le istituzioni. “La Diocesi di Catania – si legge in una nota – si impegnerà in primis, assieme al sindaco e al comitato, affinché certi episodi non accadano più e i devoti che portano le candelore si sentano responsabilizzati a comportamenti consoni alla vita cristiana e al culto di Sant’Agata, che non accettino più compromessi e mentalità che nulla hanno a che fare con la nostra Santa, anzi contraddicono il senso del suo martirio”.
La “religione capovolta”, così come l’ha chiamata Renna al forum di ‘Justitia et pax europea’ tenutosi a Berlino dal 3 al 7 luglio scorsi, è un fenomeno complesso che ha origini nella leggenda popolare. “La religiosità del mafioso – ha detto – si esprime in forme nelle quali prevale l’ostentazione della devozione, attraverso donazioni per feste popolari, in una predilezione per momenti pubblici quali le processioni. Una fede distorta in un mondo fatto di violenza, di adorazione del denaro e del culto della personalità forte che non ha nulla a che vedere con il Vangelo”.
“La vera Festa di Sant’Agata, la vera devozione alla Patrona di Catania – spiega Renna – non va confusa con altro: quella per Sant’Agata è una devozione legata allo sguardo, lo sguardo dell’immagine del busto reliquiario e lo sguardo del catanese: sguardi che s’incrociano e che producono conversione, gioia di vita, forza per affrontare la sofferenza, entusiasmo nella testimonianza della carità”.
Alle parole dell’arcivescovo risponde il Comitato organizzatore della festa di Sant’Agata: “Apprendiamo dalla stampa del rapporto informativo redatto dai carabinieri di Catania circa talune contiguità tra ambienti criminali e chi segue a vario titolo l’attività delle candelore. Il Comitato, nominato dal sindaco e dall’arcivescovo di Catania, può assicurare la comunità cittadina di svolgere tutto quanto possibile per assicurare che la festa si faccia in condizioni di massima legalità da parte di tutti. I contributi alle associazioni responsabili delle candelore sono stati dati in maniera tracciabile solo a seguito della verifica che le stesse associazioni non avessero pendenze fiscali e della presentazione di apposite dichiarazioni circa l’assenza di precedenti penali di stampo mafioso. La festa è un patrimonio immateriale del nostro territorio – conclude il Comitato – e difenderla da ombre e compromissioni che a opera di pochi possono incidere sull’impegno e sui sacrifici di tanti cittadini catanesi è un obbligo che il Comitato ha assunto come proprio e che continuerà a svolgere”.