Un gruppo di scienziati della Harvard Medical School, della Colorado State University e dell’Università di Madison-Wisconsin, ha iniziato a coltivare specifici microrganismi fotosintetici dai campioni provenienti dalle acque marine delle zone di emissione vulcaniche, ricche di anidride carbonica, nell’isola di Vulcano. Sono stati isolati cianobatteri (batteri fotosintetici che utilizzano la luce solare per trasformare l’anidride carbonica in sostanza cellulare) vulcanici ed estremofili, mai visti prima, che si sono rivelati più efficaci per la cattura del carbonio rispetto a quelli isolati e studiati finora. La Seed Health, un’azienda di scienze del microbioma, ha annunciato lo scorso aprile la sua ultima collaborazione di ricerca ambientale, con un team di ricercatori guidato dal dottore Braden Tierney della Weill-Cornell Medicine. Il gruppo di ricerca, del quale fanno parte anche ricercatori dell’Università di Palermo, lavora per trovare soluzioni basate sui microorganismi per una delle maggiori sfide del nostro pianeta: l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera che causa alterazioni del clima.
“In particolare – spiega il professore Marco Milazzo del Dipartimento DiSTeM – con il supporto di ricercatori dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia e della comunità locale dell’isola di Vulcano, è stato possibile caratterizzare la chimica della baia e sono stati condotti campionamenti di acqua, sedimenti e biofilm microbici che aderiscono ai sedimenti, al fine di ottenere sia microrganismi coltivabili ancora sconosciuti che materiale biologico per la conservazione e lo studio del DNA”. In condizioni di elevata anidride carbonica, uno dei cianobatteri isolati è capace di crescere più velocemente rispetto ad altri ceppi già noti per la crescita estremamente rapida.
“La crescita comporta un accumulo di biomassa che – dice la professoressa Paola Quatrini del Dipartimento STEBICeF – è l’unità di misura utilizzata per la cattura del carbonio: maggiore è la produzione di biomassa, cioè di cellule, maggiore è la quantità di anidride carbonica rimossa dall’ambiente. Questi batteri fotosintetici sono delle vere e proprie macchine naturali produttrici di materia organica e molecole ad alto valore aggiunto a partire da risorse inesauribili, quali la luce solare e l’anidride carbonica. Questi microrganismi possono essere utilizzati come fonte di biomasse, di acidi organici, lipidi, proteine, carboidrati, vitamine e pigmenti naturali e altre sostanze utili. La biomassa può essere impiegata nelle bioraffinerie per produrre biocombustibili. I primi dati suggeriscono che questi microrganismi possono persino convertire il carbonio catturato in bioplastica biodegradabile”.
Sulla scia di queste spedizioni, (l’ultima delle quali è stata condotta in Colorado) il team di ricerca sta costruendo un “database vivente” unico nel suo genere e ad accesso aperto, che raccoglierà informazioni a diversi livelli, dati e organismi provenienti dagli ambienti estremi.