PALERMO – “Sono addolorato per ciò che è successo, chiedo scusa alla ragazza e alla sua famiglia. Sono tornato indietro assieme al ragazzo di 17 anni per aiutarla. Ma mi è stato detto che la ragazza era consenziente”. In lacrime Christian Maronia, uno dei sette giovani indagati, davanti al gip di Palermo Marco Gaeta. “Mi sono rovinato la vita. Mi era stato detto che la giovane era d’accordo – ha aggiunto Maronia -. Ho anche una fidanzata e non avrei mai fatto una cosa simile. Io non conoscevo la ragazza, non l’avevo mai vista prima”.
Nel corso dell’interrogatorio è emerso che Angelo Flores avrebbe mostrato un video: “Si vedeva che lei sarebbe stata disposta a questa esperienza – aggiunge -. A organizzare tutto è stato Flores”. In queste ultime ore su Tik tok è stato aperto un profilo su Cristian Maronia dove sono stati pubblicati sei video: “Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici”. E ancora “Non ero in me quando è successo”, sono alcune delle frasi pubblicate nei video comparsi sul social. I video erano già stati confezionati dal diciannovenne che imita nelle posture i cantanti neomelodici e sono ripresi in casa, dal barbiere o in discoteca. In uno pubblicato con l’hashtag #freechristian, chi condivide scrive: “Con che coraggio la gente insulta gli innocenti”.
Anche Samuele La Grassa, un altro dei sette, ha risposto al gip: “Dovevo andare via, non dovevo restare. Non mi sono reso conto di quello che stava accadendo”, ha detto. “Ho sbagliato a non andarmene”. Il ragazzo sarebbe quello che, insieme a Flores, ha filmato la scena con il cellulare. Si trovava alla Vucciria e anche lui ha ribadito di non avere mai conosciuto la ragazza prima di quella sera. Davanti al gip ha detto di non avere compreso di essere finito per errore in una vicenda orribile. “Ho fatto una cazzata”, ha ammesso pure Elio Arnao, l’ultimo dei giovani arrestati. “Nessuno di noi pensava si trattasse di una violenza. E’ stato un errore, un grave errore”. Per quanto riguarda i tre ragazzi arrestati per primi, il tribunale del Riesame di Palermo ha confermato il carcere. Si tratta di Cristian Barone, Angelo Flores e Gabriele di Trapani, per i quali i giudici avevano già ieri ha respinto l’istanza di scarcerazione.
Intanto lo stupro di gruppo al Foro Italico tiene banco soprattutto sui social. Le foto dei profili Facebook dei giovani finiti nell’inchiesta sono state postate e condivise con migliaia di visualizzazioni. Commenti pieni d’odio in ogni piattaforma da Facebook, a Twitter, a Instagram e Tik Tok ma anche curiosità morbosa. Su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12 mila e 14 mila iscritti, ma che adesso si sono dimezzati, con l’unico obiettivo di trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima la ragazza di 19 anni. Per non parlare di notizie e profili fake. Su Tik Tok e Instagram sono spuntati falsi profili dei ragazzi arrestati, come quello del minorenne scarcerato ieri e affidato a una comunità, che inneggia alla libertà ritrovata: “Il carcere è di passaggio si ritorna più forti di prima”, o ancora “c’è qualche ragazza che vuole uscire con me”, “ricevo tanti messaggi privati di ragazze”.
Un impazzimento generale che sta travolgendo qualunque regola, soprattutto in un caso delicato come questo che meriterebbe maggiore cautela. Tanti, ad esempio, hanno iniziato a mandare messaggi di solidarietà alla vittima con l’unico effetto di renderla identificabile. Sulla vicenda sono intervenuti via social numerosi artisti, da Ermal Meta a Frankie Hi Ntg, da Nina Zilli a Fiorella Mannoia, che hanno espresso sdegno per la vicenda invitando i loro colleghi a prendere pubblicamente posizione.
E anche gli studiosi si interrogano su quanto è accaduto. La criminologa Roberta Bruzzone ha letto ampi stralci dell’ordinanza di custodia cautelare definendola “un film dell’orrore”. Il sociologo Francesco Pira, che insegna all’università di Messina e ha scritto diversi saggi su questo tema, osserva: “I social sono diventati il non luogo dove si democratizza il privato e anche l’intimità diventa vetrinizzata ed esportabile. Forse non c’è più il buonsenso necessario perché tutti vogliamo andare oltre e la verità è sempre più relativa”. E la professoressa Giovanna Corrao, che insegna letteratura italiana e Filosofia a Palermo, bacchetta senza tanti giri di parole le famiglie. “Siamo un branco di falliti. I nostri figli stuprano le ragazzine! Quindi qualcosa è andato male nel nostro progetto genitoriale. Vi fate i fatti vostri e lasciati i figli davanti ai cellulari. Dovete controllare i vostri figli”. Il video ha già avuto oltre un milione di visualizzazione e decine di migliaia di like e di commenti.