AGRIGENTO – La nave Aurora della ong Sea Watch, che nei giorni scorsi anziché dirigersi a Trapani, che era stato indicato come porto sicuro, ha attraccato a Lampedusa dove ha fatto sbarcare 72 migranti, è stata sottoposta a fermo amministrativo per 20 giorni. Fino a tarda sera, ieri, dopo l’ispezione, la guardia costiera ha esaminato tutti i documenti di bordo ed ha verificato gli strumenti tecnici. I poliziotti della squadra mobile e quelli della Digos della questura di Agrigento hanno invece ascoltato i migranti che sono stati soccorsi e sbarcati sabato. La Sea Watch aveva detto che “non aveva altra scelta”.
Il comandante della nave Aurora, uno svizzero 37enne, e in solido la società armatrice dell’imbarcazione sono stati sanzionati dalla Guardia costiera e dalla Questura di Agrigento. Potranno pagare, entro 60 giorni dalla contestazione, in maniera ridotta 3.333 euro (pari ad un terzo del massimo edittale della sanzione). Il fermo amministrativo di 20 giorni del natante ong è invece una sanzione accessoria. “La nave Aurora ha effettuato il recupero di 72 migranti da imbarcazione in legno intercettata in area Sar libica, a 39 miglia nautiche dal porto di Zarzis in Tunisia, a 74 miglia nautica dal porto di Sfax e a 106 miglia nautiche dal porto di Lampedusa. Il recupero è avvenuto contrariamente alle istruzioni dell’autorità libica competente che in zona aveva già inviato il pattugliatore della Guardia costiera libica”, affermano dalla Capitaneria di porto di Lampedusa e dalla Questura di Agrigento dopo l’ispezione fatta ieri sulla nave della ong tedesca Sea Watch.
“Il ministero dell’Interno, a richiesta della nave Aurora, aveva assegnato il porto di Trapani, ma dalla nave è stata paventata la mancanza di carburante, acqua e cibo necessari per arrivare a Trapani – prosegue la ricostruzione dei fatti -. Imrcc Roma comunicava quindi di contattare lo Stato di bandiera dell’imbarcazione, la Germania, e le autorità di Tunisi in quanto porto più vicino”. L’Aurora ha però deciso autonomamente di dirigersi verso Lampedusa, anziché richiedere il porto sicuro di Zarzis “concorrendo – scrivono Guardia costiera e Questura di Agrigento – a creare una situazione di pericolo a bordo, derivante dal ritardato sbarco dei migranti presso il più vicino approdo”.